Il rientro al lavoro

Per voi mamme, è arrivato il momento di rientrare al lavoro ed è qui che si manifesta il vero e proprio distacco tra voi e vostro figlio, assieme ad un turbinio di domande le quali spesso causano solo una gran confusione mentale.

La prima cosa essenziale da chiedersi è: Voglio tornare al lavoro?

Se la risposta è si, allora state tranquille: il percorso andrà liscio come l’olio che, non significa “privo di ostacoli”, ma sarà il vostro modo di affrontarlo con chiarezza e determinazione a determinare l’ottima riuscita dell’impresa.

Se invece la risposta è “no, però devo”, si può sempre far leva sulla necessità di rientrare al lavoro e quindi, lasciare il proprio figlio alle cure di qualcun altro non sarà molto semplice, ma lo supererete presto.

Difficile sarà se la risposta è:”no, ma mio marito/mia mamma/mia nonna/la società vuole così” Detto in parole povere, se la decisione non nascerà da voi, il percorso potrà risultare più difficile da affrontare.

Forse vi sembrerà assurdo, ma posso garantirvi che la buona riuscita di un ambientamento, dipenderà moltissimo dal vostro “voglio” di quel momento.

Supponiamo dunque che il vostro “voglio rientrare al lavoro” sia sincero e sentito, ci sono senz’altro alcuni punti essenziali da valutare:

  • Chi si occuperà di lui dovrà, ovviamente, avere la vostra estrema fiducia.
  • Ad ambientamento concluso, quando lo saluterete, qualsiasi sia l’età, mostrategli un bel sorriso e ditegli parole che trasmettano benessere: “Ti voglio bene amore. La mamma va a lavorare e dopo le tue nanne/il tuo pranzo/il tuo giocare, io tornerò a prenderti” Ricordate che il fattore temporale per loro non esiste. Il dire “torno presto” o “torno alle 15” per loro non vuol dire nulla. Hanno bisogno di associare il rientro ad un determinato avvenimento.

Le domande più frequenti che più sento dire dalle mamme sono: ”Starà bene senza di me? Riuscirà ad adattarsi ai ritmi? Si sentirà abbandonato?

Ricordate una cosa importante: il regolatore emotivo di vostro figlio, siete voi. Quindi, se vi sentirete a disagio nell’ambientamento, lo sarà anche vostro figlio, se proverete rifiuto, lo farà anche lui, se sarete felici per lui, nonostante le lacrime che usciranno per salutare il sentimento di distacco, lo sarà anche lui.

E’ per quello che la domanda basilare alla quale dovete dare una risposta sincera e sentita è: “E’ quello che voglio?”

Ora vorrei darvi alcuni consigli per attraversare e vivere al meglio, il momento del distacco:

Piangere è un bene. Sì, avete capito benissimo.  Il pianto aiuta a regolare l’umore e a “buttare fuori” tutti quei fortissimi sentimenti che si provano in situazioni emotive grandi da gestire, dove la parte istintuale di noi ha il sopravvento.

Come vi sentite dopo un bel pianto?

Io personalmente provo sensazioni di leggerezza, soddisfazione, felicità.

E come faccio a saperlo?

Subito dopo, respiro a fondo, chiudo gli occhi, e mi compare un sorriso rilassato sul viso.

In circostanze come queste, le lacrime sono fisiologiche. Non dovete preoccuparvi di nulla. Sta andando tutto come deve andare.

Pensate a quante cose interessanti potrà imparare vostro figlio! Tra cui l’indipendenza emotiva. Gradatamente, senza sforzarsi e senza imposizioni, si può pensare al distacco come un vero e proprio processo naturale e fisiologico.

Vostro figlio imparerà ad affrontare in autonomia, le varie situazioni che si presenteranno ed interverrete solo laddove noterete una necessità di correggere un comportamento.

Una delle cose che trovo fondamentali nel processo di stacco è guardare in faccia le proprie paure perché, la maggior parte delle volte, prendono il sopravvento ed ostacolano la buona riuscita dell’ambientamento

I bambini, più sono piccoli e più captano i messaggi non verbali. Loro hanno la capacità di sapere ancora prima di voi, se qualcosa non va. Sono abilissimi in questo.

Qualsiasi sia l’età del bambino, raccontategli a grandi linee cosa succederà da li a breve. Per esempio, potreste passare davanti all’ingresso del nido dove andrà a giocare e con un po’ di fortuna, riuscirete anche a vedere gli spazi esterni che verranno utilizzati.

La sera prima d’iniziare questa fantastica avventura per entrambi, raccontategli con serenità quello che andrete a fare l’indomani.

Preparate assieme una maglietta speciale, o leggete un libro che parla del rientro al lavoro della mamma e dell’inizio del nido per lui.

Se quella mattina, il bambino ha piacere di uscire con un suo giochino (macchinina, pupazzo, o quant’altro) va benissimo. E’ un oggetto transizionale che lui porta con se per avere una continuità tra casa e nido.

Pensate che ogni tanto, tra i bambini che seguo io, ce ne sono alcuni che portano via degli oggetti da casa mia, per portarli a casa e riportarli il giorno dopo.

Curioso vero? E’ come se volessero avere la sicurezza di poter tornare il giorno dopo 😊 Questo è molto gratificante per me: è l’ennesima conferma che il mio lavoro lo svolgo con estrema profondità .. anzi .. nel mio caso può essere considerato puro piacere, talvolta faticoso, ma piacevole 😊

Quando poi arrivate al nido, i primi giorni che rimarrete con lui, terrete l’oggetto transizionale nelle vostre mani (o in tasca) mentre lui gioca ed esplora.

Nel momento in cui vi fanno salutare il bambino e quindi uscire dalla struttura per provare il primo distacco, vi avvicinate a lui dicendogli che la macchinina la metterete nella taschina della giacca. E dopo un bel saluto, via senza rimorsi. Le lacrime, se scapperanno, sarà normale da entrambe le parti ma cercate di non farvi vedere piangere in questo contesto.

Determinazione e serenità lo aiuteranno ad acquisire fiducia. Lui starà bene.

L’unico accorgimento che vi consiglio è di evitare un ambientamento mentre sono in corso altri cambiamenti, come per esempio il cambio del pannolino, la nascita di un fratellino, un cambio casa, alimentazione ecc ….

Attendo un tuo messaggio su WhatsApp per fissare un appuntamento telefonico per parlare e capire la tua situazione, al fine di creare un percorso adatto a te. Troverai i miei riferimenti nella sezione contatti.

Un abbraccio

Silvia