Quante volte te lo sei chiesto, spesso in silenzio, quando la vita ti ha mostrato una scelta, un bivio, un cambiamento.
Ma poi … giusta per cosa?
Per chi?
Questa domanda, se ti fermi davvero ad ascoltarla, ha il potere di farti rientrare in te.
Non c’è una risposta unica, valida per tutti.
Ogni strada ha un valore, quella che lasci, che scegli, che ripercorri e che cambi.
Perché è solo camminando, passo dopo passo, mettendo un piede davanti all’altro, che puoi scoprire cosa ti appartiene e cosa invece ti sei portato dietro per abitudine, per compiacere, per paura.
È solo attraversando i paesaggi — quelli della vita e quelli interiori — che inizi a sentire davvero cosa ti nutre e cosa no.
Non puoi scegliere in modo consapevole se non hai provato un’esperienza sulla tua pelle.
Che consapevolezza puoi avere oggi che cambierebbe tutto, se solo la scegliessi?
Se non dovessi giudicarti mai più, che strada ti sentiresti libero di percorrere?
A volte si tratta solo di concedersi il permesso di esplorare.
Altre volte, di lasciar andare.
Ogni direzione che hai preso finora ha portato un messaggio e ogni deviazione ha svelato qualcosa in più di te.
E forse, proprio in questo continuo sentire e scegliere, si nasconde la vera “strada giusta”: quella che cambia mentre tu cambi, quella che ti assomiglia ogni giorno di più.
🌿 Se senti che è il momento di tornare in contatto con te, il corpo e il tuo sentire, ti aspetto in studio, per accompagnarti con strumenti di ascolto profondo e trattamenti pensati per riportarti al centro.
✨ Ogni sessione è uno spazio dove ritrovare la tua direzione. Ti aspetto.
Ti sei mai chiesto se quello che percepisci è vero o solo il riflesso di un condizionamento invisibile? Ti sei mai chiesto nella vita, cos’è vero per te?
Lo ricordo come fosse ieri .. avevo forse 8 o 9 anni. Ero con gli amici a giocare in piscina.
Stavo bene, il sole mi scaldava la pelle, mentre l’acqua mi regalava una bellissima sensazione di fresco. Facevo capriole, tuffi, era tutto così leggero, espansivo, naturale.
Ad un certo punto ha cominciato ad instillarsi in me una sensazione di angoscia, paura di non riuscire più a respirare, paura di ammalarmi, tanto che sono dovuta uscire dall’acqua e mettermi seduta sull’asciugamano.
Lì vicino a me c’era mia madre che mi ha guardata e mi ha detto: “Meno male che sei uscita da sola! Stavo per dirti di venire fuori dall’acqua … lo sai che se ci stai troppo a lungo prendi freddo e poi ti ammali!!! Domani devi andare al mare! Devi stare bene !!
E in quel momento realizzai cos’era successo.
Era lampante … io mi trovavo nel divertimento e nella leggerezza più totale, sentivo il corpo in sintonia con il tutto. D’improvviso ho cominciato a percepire lo stato d’animo di mia madre e tutta la poesia è finita.
E quindi?
Di chi sono le sensazioni che percepisci dentro di te e nel corpo? Sono tue o di qualcun altro?
E se tutto fosse solo un’illusione?
Per non parlare delle credenze e le convinzioni limitanti che sembrano verità assolute!
Le famose “voci interiori” che ti tieni tanto strette, derivano dall’esterno, dalla famiglia, dalla società, da chi ti ha educato e circondato. Ma appena raggiungi la consapevolezza che invece tu sei e puoi scegliere altro, il castello di carte cade.
Cos’altro è possibile ora?
Sintonizzarsi sul corpo e partire da esso è il primo passo.
Il corpo non mente.
Mentre la mente può costruire storie, giustificazioni, maschere per compiacere o adattarsi, il corpo esprime in modo diretto ciò che è vero per noi — anche quando non vogliamo vederlo.
Ogni volta che ti costringi a essere ciò che non sei, il corpo si fa sentire.
Un nodo allo stomaco, un peso al petto, un prurito insistente, un’infiammazione ricorrente … sono segnali di qualcosa che stai trattenendo, reprimendo, ignorando.
Spesso quelle verità taciute sono intuizioni, volontà che ti appartengono, ma che non ti hanno educato ad ascoltare.
E da dove potresti cominciare?
Attraverso il massaggio e il tocco consapevole, accompagno le persone a riconnettersi con la verità del proprio corpo.
La tensione che si scioglie non è solo muscolare, ma anche emotiva, mentale, energetica.
È come se il corpo potesse finalmente parlarti e dirti “Grazie. Finalmente mi stai ascoltando e ti stai prendendo cura di me.”
Nel rilassamento profondo, le illusioni cadono: non sei più la persona che deve sempre dimostrare qualcosa, che deve essere forte, che non può fermarsi.
Torni a essere presenza. Torni a te. Torni a ciò che è reale ora, senza dover spiegare, fare o capire.
È da questo sentire, che puoi iniziare una trasformazione vera.
Molte delle scelte che fai, delle paure che senti, dei limiti che ti bloccano, non nascono da te.
Spesso vivi seguendo copioni invisibili tramandati da generazioni: aspettative, doveri, ruoli, silenzi, colpe che non ti appartengono.
Quando questo viene riconosciuto, qualcosa si apre e finalmente puoi dire: “Grazie, ma io ora scelgo altro.”
Puoi iniziare a vivere la tua realtà, non quella di qualcun altro.
Cos’è reale per te, adesso?
La realtà non è qualcosa di fisso o definitivo. È una scelta continua.
Quando cambi punto di vista, cambia la percezione. E con essa cambia la tua realtà.
Io lo vedo ogni giorno nel mio lavoro: quando una persona si concede di vedere davvero — di sentire nel corpo, di ascoltare senza giudizio, di liberarsi dalle voci esterne — allora la sua realtà cambia perché ha tolto i veli.
E quindi…
👉 E se tutto quello che hai sempre creduto fosse solo un’illusione?
Quante volte hai vissuto un momento di vuoto e percepito quel senso di smarrimento, di rumore assordante, dove tutto sembra fermarsi, senza nessuna direzione chiara, dove tutto sembra impossibile, dove cerchi incessantemente risposte ai perché che puntualmente non arrivano?
E se invece cominciassi a percepire quel vuoto come un’opportunità?
In Access Consciousness diciamo spesso che ogni volta che lasci andare qualcosa – un’identità, una relazione, un ruolo, una convinzione – si crea spazio.
Uno spazio che il tuo mondo, la tua mente, il tuo corpo, non sempre sanno subito come abitare.
E cosa accade?
Accade che puntualmente, cerchiamo di riempire quel vuoto il più in fretta possibile, con pensieri assillanti, cibo, droghe, giudizi, distrazioni, conclusioni, punti di vista limitanti, perché ci spaventa e non lo vogliamo vedere né sentire.
“Cosa ho sbagliato?” “Ma perché a me?” “Cosa c’è che non va?” “E se avessi detto/fatto diversamente, cosa sarebbe accaduto?”
E se invece quel vuoto fosse semplicemente spazio per Te? Uno Spazio per scoprire chi sei ora dove lasciare emergere qualcosa di totalmente nuovo?
Spazio per ricevere. Spazio per essere
🌌 Quale possibilità si sta aprendo per te che non hai ancora considerato?
✨ Quanta bellezza può emergere quando smetti di riempire tutto con il conosciuto?
Il vuoto non è una fine, una mancanza o un errore. il vuoto è una soglia da varcare per donarti nuovi aspetti di te che ancora non avevi considerato.
È una porta che divide ciò che eri da ciò che potresti essere.
So che a volte può fa paura, perché non vedi ancora nulla da afferrare. Nessuna definizione. Nessun controllo. Solo ignoto. Ma è proprio in questo ignoto che albergano infinite possibilità.
E se iniziassi a onorare quei momenti di vuoto come momenti sacri?
Come il respiro prima del salto.
E se fosse ora il momento per donarti quell’esplorazione che tu ed il tuo corpo volete così ardentemente per riallinearvi alla vostra immensa grandezza?
🎧 Vuoi esplorare questo spazio con maggiore leggerezza e chiarezza?
Fai una domanda e poi? Ascolti davvero la risposta?”
Hai mai notato che la maggior parte delle persone ti fa domande, ma non ascolta realmente la risposta? La sente si, ma tra “sentire” ed “ascoltare” c’è un abisso.
Ogni tanto verrebbe da pensare di essere circondati da persone che vivono di automatismi, da disinteressati.
Ma la verità è forse ancora più sottile: le persone non sono davvero presenti, e quindi non sono nemmeno davvero interessate a sentire la tua risposta.
Quante volte ti è successo?
Ti chiedono “Come stai?” e mentre inizi a rispondere, l’altro guarda il telefono, cambia argomento o inizia a parlarti di sé. Ti lascia con quella sensazione fastidiosa: perché chiedere, se poi non ascolti?
Perché facciamo domande senza ascoltare?
Nel nostro mondo frenetico, fare domande è diventato un gesto automatico.
È una forma di cortesia, un’abitudine. Ma ascoltare… ascoltare richiede tempo, presenza, attenzione.
E questo spesso manca.
E non manca solo verso gli altri, ma anche verso se stessi: meglio silenziare il proprio sentire e credere che così facendo, si possa evitare di soffrire, piuttosto che riconoscere dove meritiamo più amore ed attenzione.
Spesso le persone sono distratte, stanche, sovraccariche di stimoli. Fanno la domanda giusta per educazione, ma sono già con la mente altrove. Non perché siano cattive. Perché sono scollegate da sé stesse. E quando non siamo connessi a noi, difficilmente possiamo esserlo con gli altri.
Quando non veniamo ascoltati, ci sentiamo invisibili non visti, non accolti e questo, giorno dopo giorno, erode le relazioni, abbassa la fiducia, crea distanza. Ci si chiude, si smette di condividere. Si smette di fidarsi.
Eppure, tutti noi desideriamo essere ascoltati. Tutti vogliamo essere capiti, anche solo un po’ ma, di contro, la paura di scoprirci ed ascoltarci, ci avvicina di più a situazioni mediocri e superficiali.
L’ascolto vero è una rivoluzione silenziosa, rara. È una forma d’amore oltre che una forma di presenza profonda.
Ascoltare davvero significa guardare negli occhi. Fare silenzio dentro di sé. Non interrompere, ascoltare per capire non solo per rispondere, evitare di fare deduzioni o proiezioni sull’altro. Esserci, semplicemente senza voler “aggiustare” l’altro.
L’ascolto attivo è questo: presenza, empatia, accoglienza.
Detto questo, cosa possiamo fare per migliorare questo aspetto di noi?
Possiamo essere quella persona che ascolta davvero. Quella che, quando chiede “Come stai?”, si ferma. Respira. Ascolta.
Ascoltare è un atto piccolo, ma potente. Porta guarigione. Crea connessione. Fa sentire l’altro importante, visto, vivo, accolto, protetto.
La prossima volta che fai una domanda, fermati un istante. Lascia il telefono. Respira. Guarda la persona che hai di fronte, dritta negli occhi, osserva le sue espressioni, il tono di voce, come si muove e tutto ciò che va oltre le parole.
Potresti essere l’unica persona che oggi, l’ha ascoltata davvero.
Oggi voglio dedicare due righe a tutte quelle persone che hanno perso il contatto con se stessi e non solo, a chi vive nella paura di sentirsi smarrito, a chi si sente sconnesso dalla propria essenza.
Buona lettura ❤️
Non mi hai persa
Non mi hai persa
Mi trovi lì, nel mondo che ancora non hai avuto il coraggio di esplorare. Nel luogo in cui le cose cambiano davvero.
Mi trovi lì, oltre le ferite che fatichi a vedere, oltre i sogni lasciati indietro per paura di soffrire ancora.
Mi trovi lì, tra i battiti sospesi del cuore, tra le parole mai dette per troppo amore. Li dove le parole si scelgono, dove le paure si sciolgono, dove le lacrime scendono anche per la gioia — quella vera, quella che nasce dal cuore.
Mi trovi lì, dove tutto è più chiaro, più leggero, più sentito, più profondo.
Non mi hai persa.
Sono oltre le barriere che hai costruito, oltre le illusioni, le promesse infrante, le delusioni taciute, le occasioni mancate.
Mi trovi lì, dietro a parole mai dette, agli abbracci mancati, ai “vorrei ma non posso”.
Sono qui, subito dietro a questo silenzio assordante.
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Ci sono momenti di piena, nei quali l’unica maniera per rimanere integri è farsi travolgere, trasportare, guidare da ciò che ti circonda.
E se invece di resistere, scegliessi di ricevere?
Che dono sta cercando di consegnarti questa corrente?
Ci sono momenti di riflessione, nei quali l’unica soluzione possibile è la calma, camminare a passo lento, agire osservando ogni movimento, vivendo il tempo presente, ascoltando interamente il corpo, respirando.
Chi sei quando smetti di correre?
Quante risposte emergono nel silenzio che non osi mai abitare?
Ci sono momenti bui dove l’unica cosa che senti sono le lacrime che scendono dagli occhi, i singhiozzi che partono dalla pancia, le parole soffocate che escono sotto forma di suoni; l’unica cosa che vedi invece, sono confini annebbiati, orizzonti incerti.
E se il buio non fosse contro di te, ma per te?
Quale nuova consapevolezza può nascere dall’ombra?
Ci sono momenti di luce dove l’unica cosa che senti è la rilassatezza nel corpo, orizzonti infiniti, confini lontani dove tutto è possibile. Quello che vedi invece, è la bellezza che ti circonda, i sorrisi, i colori, l’aria che come luce entra nei tuoi polmoni e ti nutre.
E se questa fosse la tua vera natura?
Quanto potresti espanderti se scegliessi di viverla ogni giorno?
Ci sono momenti in cui ti senti tutt’uno con la natura, con tutto ciò che ti circonda.
Dove finisci tu e dove inizia il mondo?
Sei forse parte di qualcosa di infinitamente più grande di quanto credi?
Quello che accomuna tutti questi momenti è l’integrità che abita nel corpo. È il senso di appartenenza e di possibilità che senti dentro. È l’energia del tuo essere che ti ricorda che non sei mai rotto, solo in trasformazione.
Quando vai in frantumi, piano piano i pezzi si ricompongono, donando nuova forma alla tua struttura, a ciò che sei.
Non sei qui per restare intatto. Sei qui per espanderti.
Chi saresti se non dovessi più trattenere nulla?
Quando vai in frantumi, non è la fine, è solo il suono della tua forma che cambia. Ogni crepa diventa spiraglio, opportunità e ogni frammento, un seme.
Non sei nato per restare integro, ma per danzare con le metamorfosi.
Non per essere perfetto, ma per essere vero.
Chi saresti, se smettessi di trattenere le lacrime, i sogni, la tua voce, il tuo voglio?
E se il buio fosse solo un invito a brillare da dentro?
Ascolta: ogni momento è un portale, una soglia silenziosa che si apre quando scegli te.
La scelta è la chiave che apre tutte le porte.
Quanto spazio nel mondo potresti occupare, se non ti restringessi mai più?
E se adesso, proprio ora, tutto fosse possibile
oltre le definizioni, oltre le cicatrici, oltre il tempo?
Respira.
Tu sei l’inizio che stavi aspettando, proprio qui e proprio ora.
Ricomincia da te
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Stare nel presente significa vivere pienamente ciò che stai facendo ora. Eppure, quante volte ci capita di rimanere incastrati nei pensieri su ciò che è stato o su ciò che potrebbe accadere o essere?
In quei momenti perdiamo il contatto con l’unica cosa che esiste davvero: l’adesso.
Uno dei concetti fondamentali che ho imparato – e che trasmetto nel mio lavoro di coaching e attraverso la meditazione Mindfulness – è la connessione con il corpo nel qui ed ora. Quando siamo radicati nel presente, il corpo ci restituisce una percezione chiara di equilibrio e centratura. È proprio da lì che nasce una presenza autentica, accompagnata da una chiarezza mentale sorprendente.
Ma quando portiamo nel presente le energie del passato – ferite, paure, aspettative – ci ritroviamo a vivere su frequenze che non appartengono più a questo momento. Finisce così che reagiamo alle esperienze attuali con filtri vecchi, costruendo un’identità basata su ciò che è stato, non su ciò che è.
Il pensiero crea la realtà, non il contrario. Una persona o una situazione può deluderci oggi, ma domani potrebbe arrivare qualcosa di straordinario. Tuttavia, se restiamo aggrappati alle esperienze negative passate, rischiamo di svalutare ciò che di bello sta accadendo ora, o addirittura di temerlo.
È il corpo, non la mente, a dirti con chiarezza se qualcosa è leggero o pesante. È un fatto scientifico: la mente interviene una frazione di secondo dopo rispetto alla sensazione corporea. Ecco perché imparare ad ascoltare il corpo è fondamentale per vivere con autenticità coerenza e presenza.
Il progresso personale non è una linea retta. A volte è necessario fare due passi indietro per prendere la rincorsa e slanciarsi in avanti. Fa tutto parte del processo, non è un fallimento.
E tu, dove sei? Nel passato che trattiene, nel futuro che inquieta, o nel presente che ti dà potere dove puoi sentirti potente ed integro?
Ogni momento è un’opportunità per rientrare nel corpo, ascoltarti davvero e scegliere con reale presenza, perché solo nel presente puoi trovare la via che conduce a te stesso.
Sei tu a creare la tua vita, momento per momento. E se potessi scegliere qualcosa di completamente diverso proprio adesso?
Scegli di esplorare le infinite possibilità che hai.
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Chi di voi conosce Haring? Io non ho nessun tipo di conoscenza artistica, ma quando mi hanno parlato di quest’opera e del suo significato, ne sono rimasta affascinata.
Questo simbolo raffigura un neonato a quattro zampe, con linee di energia che si irradiano dal corpo. È un disegno dai tratti semplici, un’opera che se stampata in bianco e nero su un foglio, un bambino può provare a dipingerla e/o colorarla ed è molto facile da riprodurre: tanto semplice quanto carica di significato.
Per Haring era “il simbolo più positivo della vita”, e lo usava anche come firma, mettendolo spesso vicino al suo nome.
Ciò che quest’opera rappresenta è purezza ed innocenza assieme, e quindi l’essenza più pura dell’essere umano; le linee che irradiano attorno al corpo del bambino simboleggiano energia, luce e potere vitale. Per Haring, il bambino era una figura quasi sacra, potente nella sua semplicità.
In un senso più profondo quest’opera rappresenta la rinascita spirituale, il ritorno all’essenza originaria dell’essere, all’importanza dell’infanzia ed al rispetto della vita.
Per questo ho deciso di appenderla nella sala d’attesa del mio studio!!! (Quando verrete a trovarmi potrete ammirarne la bellezza).
Vi starete chiedendo il motivo per cui ho fatto un preambolo così denso e dettagliato di quest’opera … ebbene, volevo portare la vostra attenzione alla cura e all’amore che siamo tanto abituati a dare all’esterno di noi, mentre siamo quasi incapaci di proiettare attenzione, cura rispetto ed amore, in primis, verso noi stessi.
Ci viene insegnato che per stare bene bisogna aiutare il prossimo, ma non ci insegnano che prima di poter nutrire qualcun altro, dobbiamo essere sazi noi.
Un po’ come voler versare un bicchiere d’acqua da una caraffa vuota oppure offrire un pezzo di pane da un cestino vuoto …. Non è ovviamente possibile.
Come si può uscire da questa idea distorta della relazione d’aiuto?
Il concetto è tanto semplice quanto difficile da applicare ma non impossibile: ci vuole solo allenamento. Prima di tutto riconoscere il proprio valore così da riempire la propria brocca o il proprio cestino: spesso, dietro il bisogno di aiutare gli altri e quello di proiettare l’attenzione all’esterno, c’è l’intento di evitare il proprio mondo, non riconoscendo dove si ha necessità di migliorarsi, di evolvere e di fare “pace”. In secondo luogo si ha timore di essere giudicati e disprezzati.
È qui che far emergere il coraggio di “sentire” ciò che si vuole, aprendo gli occhi in modo onesto e sincero verso noi stessi, può dare una svolta importante e significativa nella propria vita.
Il meglio che puoi fare è scegliere di essere completamente TE, smettendo di tenere in piedi e convalidare il punto di vista degli altri su di te.
Quali possibilità puoi scegliere ora per nutrire davvero te stesso/a?
Viviamo in un mondo in cui il concetto di amore è spesso confuso con il bisogno. Si parla di relazioni, ma si pratica il possesso. Si chiama amore ciò che in realtà è dipendenza, paura dell’abbandono, necessità di colmare un vuoto interiore.
In nome dell’amore si trattiene, si controlla, si chiede all’altro di restare anche quando il cuore ha già smesso di danzare. Ma questo non è amore. Questo è ego travestito da sentimento. È il bisogno disperato di conferme, l’incapacità di stare soli, la convinzione che l’altro debba riempire ciò che, in verità, solo noi possiamo colmare.
L’amore vero, quello incondizionato, vola alto. Non si nutre di aspettative, non ha bisogno di catene. L’amore è libertà. È la gioia di condividere il proprio mondo con qualcuno senza pretese, senza paura né vergogna alcuna. È uno spazio sacro in cui ogni parte di te viene accolta e rispettata, e lo stesso vale per l’altro.
“Amare significa donare senza aspettarsi nulla in cambio.”
— Osho
Ma per poter vivere davvero un amore così, serve prima un’intimità profonda con se stessi. Serve la cura. E, la prima persona da amare, da custodire, da ascoltare… sei tu. Solo quando impari ad accogliere te stessə, con le tue fragilità e le tue meraviglie, potrai accogliere l’altræ senza volerne fare un’estensione del tuo bisogno.
L’intelligenza emotiva ci insegna che una relazione sana, nasce quando entrambi i partner sono consapevoli delle proprie emozioni, sanno comunicarle in modo autentico e sanno prendersi la responsabilità del proprio mondo interiore. Non è l’altro a farti felice. Sei tu che scegli la felicità, e l’altro la riflette.
Si ma .. quando questo non avviene o non si è in grado di manifestarlo, come si fa?
Ricevo spesso questo genere di domande nelle mie consulenze e quello che consiglio sempre di fare, è di rimanere in connessione con se stessi in un profondo ascolto, abbassando le barriere lasciando ogni paura fuori dalla stanza. Piangere, ridere, parlare con chi scegli di avere accanto, comunicare ciò che si ha dentro, senza veli, avendo cura di non ferire se stessi e l’altro, è il primo passo verso la libertà, verso il tanto agognato amor proprio ed amore incondizionato.
“Chi sei oggi che non stai riconoscendo? E quanto amore potresti ricevere se ti permettessi di essere davvero te stessə?”
— Access Consciousness
L’amore non è sacrificio, è scelta. È presenza. È dire: “Io sono qui perché lo voglio, non perché devo.” È la capacità di lasciare andare, anche quando l’ego urla di trattenere.
“Ama, ma non diventare una prigione per l’altro. Ama, ma non cominciare a tirare catene. Ama, ma ricorda: l’amore dà libertà.”
— Osho
E se imparassimo ad amare così? Se ogni relazione fosse un incontro di anime libere, che camminano insieme per scelta e non per bisogno?
Forse, allora, sapremmo davvero cosa significa amare.
E per te, cosa significa amare in modo incondizionato? Hai mai vissuto un amore così libero?
Condividi la tua esperienza assieme a me, scrivendomi su whatsapp: posso creare degli articoli su misura con la tua esperienza, cosicché tue parole siano fonte d’ispirazione per chi le leggerà.
Con amore,
Silvia – Coach emozionale e Facilitatrice del Benessere
Quante volte ci ritroviamo intrappolati nei nostri stessi pensieri, in un vortice di elucubrazioni mentali che sembrano non avere fine? Analizziamo, soppesiamo, giudichiamo, fino a perdere il contatto con quello che davvero sta accadendo dentro di noi. E se invece provassimo a fermarci e ad ascoltare profondamente il nostro corpo?
Il corpo ha un linguaggio chiaro e sincero. Ogni tensione, ogni brivido, ogni respiro trattenuto è un messaggio che attende solo di essere colto. Quando una situazione ci mette a disagio, il nostro corpo reagisce prima ancora che la nostra mente razionalizzi l’evento. Spesso, però, siamo così abituati a ignorarlo o a sovrapporre i nostri giudizi e le nostre paure, che finiamo per soffocare quella verità profonda che già conosciamo.
Le elucubrazioni nascono quando cerchiamo di trovare un senso a qualcosa che, in realtà, non ha bisogno di essere spiegato, ma solo riconosciuto. La sincerità verso noi stessi è un atto di grande coraggio: significa smettere di raccontarci storie, di giustificare situazioni che non ci fanno bene, di aderire a punti di vista che non ci appartengono. Significa abbassare le barriere e osservare senza filtri ciò che è.
Quante volte abbiamo costruito delle limitazioni basandoci su idee, credenze o paure che non sono nemmeno nostre? Magari ci è stato detto che dobbiamo essere in un certo modo per essere accettati, che non possiamo fare determinate scelte perché non è “normale”, che non siamo abbastanza. E se invece tutto questo non fosse altro che un’illusione? E se potessimo liberarci da questi confini autoimposti e scoprire che siamo molto più di quello che abbiamo sempre creduto?
Abbassare le barriere non significa essere vulnerabili nel senso di deboli, ma al contrario, significa essere aperti, presenti, in contatto con la propria essenza. È un atto di amore e nutrimento verso noi stessi. Quando smettiamo di nasconderci dietro le nostre elucubrazioni e iniziamo ad ascoltarci profondamente, la vita diventa più leggera, più fluida, più nostra.
Tu chiamale se vuoi… elucubrazioni. Oppure, scegli di ascoltare davvero.
E se fossi molto più potente di quanto hai mai creduto possibile?
E se la tua unicità fosse il tuo più grande dono al mondo?