La noia non serve a niente… è superflua e bisognerebbe sempre avere qlc da fare (cit. S.M. di 11 anni)
Ecco, mio figlio 11enne ha dato la sua personale interpretazione della noia.
Sono sincera .. ho sempre dato l’opportunità ai miei figli di avere tempo libero senza perforza occuparlo con qualcosa ma, nonostante questo, anche loro ogni tanto, cadono nella trappola del “devo assolutamente fare qualcosa!!“
Ora fate molta attenzione a ciò che sto per svelarvi ... è il segreto più segreto del mondo e vi prego ... ditelo in giro!!!: la noia non è nociva anzi ... è dalla noia che nascono le idee più geniali !!
E poi diciamocelo… noi mamme giochiamo con i nostri figli nel limite del possibile, ma non siamo giullari o dei passatempi a loro disposizione e non dobbiamo diventarlo!
(… si, lo so a cosa state pensando e li vedo i vostri sguardi sbigottiti oltre lo schermo…)
Ora voglio farvi una domanda:”Secondo voi, è proprio necessario occupare l’intero tempo che abbiamo a disposizione facendo qualcosa?
Ora sedetevi e prendetevi 6 e dico SEI minuti di orologio per fissare un punto sul muro e ascoltate il vostro corpo.
Alla fine dei SEI minuti, scrivete su un foglio le sensazioni somatiche ed i pensieri che avete percepito.
Era morbida la superficie sulla quale eravate sedute? Che temperatura c’era nella stanza? Che tipo di respiro avevate? Il cuore vi batteva forte? E dov’è andato il vostro pensiero? Prevalentemente nel passato o nel futuro? Siete riuscite a stare nel tempo presente? E come vi siete sentite?
Ora ditemi sinceramente… da 1 a 10, quanta fatica avete fatto nello stare ferme 6 minuti?
La prima volta che ho eseguito questo esercizio, credo di aver resistito circa 45 secondi .. non di più.
La sensazione di disagio che provate la prima volta, vi porta alla consapevolezza che il bisogno di occupare il tempo, non è dei figli, ma vostro!
Come dicevo prima, è nei momenti di noia che il pensiero fa emergere le idee più creative perché, nel momento in cui il cervello non è occupato a fare qualcosa, si attiva per andare alla ricerca di idee e pensieri ancora inesplorati, affiorano alla memoria ricordi apparentemente dimenticati, emozioni ancora da elaborare.
Liberate il cervello dal “fare” con una bella pausa rigenerante ed educate anche i bambini a farlo.
Il risultato sarà l’esplorazione consapevole della noia ed il capire quanto potenziale nascosto ci sia in voi e nei vostri figli.
Vi invito a leggere i temi che vengono affrontati negli incontri di Educarsi per Educare che organizzo mensilmente, sia in presenza che online.
In molti mi hanno chiesto cos'è stato il LA che mi ha fatto scegliere di seguire la strada della #consulenza genitoriale/familiare/personale.
Man mano che gli anni passavano e la competenza lavorativa di #educatrice #infantile cresceva, mi sono resa conto che i genitori sceglievano di affidare a me i loro cuccioli per due principali motivi: il primo è che ho un approccio molto morbido, calmo e materno con il #bambino e che gli creo sempre la possibilità di #esplorare, ed il secondo perché loro stessi si sentivano accolti, protetti e molto rassicurati dalle mie parole ed azioni. Ciò mi ha aperto gli occhi ed ho pensato: ma perché non #arricchire le mie #abilità nel “parlare” e “consigliare” le famiglie?
Questa è stata la mia rampa di lancio nel mondo della consulenza: ho scelto di ampliare i miei orizzonti e di continuare ad essere #coerente con il mio #sentito.
Ora, dopo molteplici anni che svolgo questa professione, ho collezionato parecchia esperienza e, più vado avanti, più studio e mi confronto, e più le persone continuano a donarmi #fiducia. Mi #diverto un mondo a ricoprire questo fantastico ruolo: provo molta soddisfazione nel vedere come riesco a regalare una #direzione #concreta nella vita delle persone. Ma non sto parlando di “mi sento bene perché aiuto gli altri”: il discorso è completamente diverso. Sto dicendo che più vado avanti e più vedo quanto le parole #corrette, dette in un certo modo e in un certo momento, possano #trasformare la vita di una persona ed intere famiglie e la soddisfazione che provo dentro di me nello svolgere questo lavoro, è impagabile.
Trovo estremamente affascinante la ricerca del come agire al meglio e di quando farlo.
Ed io continuo così, ad esplorare, ad andare avanti orgogliosa del mio percorso, del tuo percorso e di tutte le soddisfazioni che giorno dopo giorno, ho l’opportunità di raccogliere 🙂
La #vita è come il tempo … mutabile, #trasformabile, a volte arriva la pioggia a volte il sole … ma c’è sempre una costante: IO
Si .. sono IO che decido come adattarmi al tempo. Piove? Uso l’ombrello. Ho freddo? Mi vesto di più. Ho caldo? Mi vesto più leggera … e così via…. Ogni tanto il temporale mi sorprende all’improvviso e decido consapevolmente se correre sotto la pioggia o ripararmi da qualche parte nell’attesa che smetta, ma quello che conta è che sono IO #scegliere come #agire ascoltando e capendo le mie vere necessità di quel momento.
Nella vita bisogna portare l’#attenzione sulle cose che si possono controllare, cioè la parte della vita dove puoi agire con azioni #concrete, al fine di raggiungere ciò che #vuoi partendo da ciò che #sei e dalle #abilità uniche che possiedi.
Buongiorno a tutte. Eccoci nuovamente insieme. Nel post precedente ho parlato del ruolo di madre, figlia e donna che ci ritroviamo ad avere nella vita. Vi ho proposto un esercizio per sentire al meglio le vostre sensazioni somatiche in risposta alla domanda, ed invitato a condividerle con me.
Qualcuna di voi mi ha mandato una mail con le risposte e devo dire che sono rimasta stupita: in molte avete collegato la figura di madre ad un sasso, spiegando che la roccia non si piega né distrugge mai, la figura della figlia ad un filo d’erba, e la figura di donna ad un albero che, con le sue radici nascoste, si forma, si nutre e cresce in tutte le sue sfaccettature.
È stato molto piacevole leggere le vostre visioni, percezioni ed interpretazioni.
Io in quella famosa giornata, ho parlato per ultima ed ora vi descrivo le mie interpretazioni:
Riguardo il ruolo di figlia ho scelto il sole che illumina a noi adulti, il #percorso da seguire, in quanto i figli sono i nostri più grandi insegnanti. E questa, è una verità disarmante.
La Madre la vedo come una pianta e, per fare in modo che risplenda ed abbia foglie robuste, bisogna prendersene cura in modo costante. Mi sento anche di aggiungere che in primis, la cura verso di noi, deve partire dal nostro interno, perché solo così potremmo circondarci di persone amorevoli che avranno anche loro cura di noi.
Riguardo alla figura della donna, ho scelto l’annaffiatoio che, per l’appunto, si prende cura dell’essere madre, nutrendola, giorno dopo giorno. Nella vita, ho imparato che se non sono io per prima a prendermi cura di me, non si può pretendere che lo faccia qualcun altro.
Affidare il proprio benessere all’esterno di noi, è come ritrovarsi costantemente ad avere sete ed aspettare che qualcuno ci riempia il bicchiere.
Ma se in quel momento non c’è nessuno che fai? Ti tieni la sete o provvedi tu stessa a versarti da bere?
A proposito di questo, ho una sorpresa per te. Ho deciso di regalarti la prima consulenza telefonica/online/in presenza, con me.
Rimarrai affascinata nello scoprire quanto può essere semplice ttasformare i vecchi schemi mentali, e darti finalmente infinite possibilità di benessere :*
Qualche settimana fa, ho presenziato ad un ritrovo di sole #mamme. Uno di quelli incontri che, qualsiasi cosa accada o venga detta, rimane nel gruppo … un po’ come il club di quel famoso film che tutti conosciamo 😛 Era una giornata di luglio, in montagna, con il cielo leggermente velato ed un’arietta fresca che accarezzava la pelle … giornata ideale per fermarsi nel silenzio del bosco a confrontarci sulla vita e su quanto possa essere dura, a volte, vivere in una società particolarmente patriarcale, dove la #donna per far fronte al confronto dei ruoli che ricopre, deve faticare il triplo e, nonostante l’impegno e la dedizione, spesso viene sminuita e non valorizzata.
In questo laboratorio di sole mamme, è stato chiesto di fare un esercizio: questo consisteva nel pensare o trovare 3 oggetti in natura, che rappresentassero la donna in 3 ruoli specifici: come #figlia, madre e donna.
Personalmente, quella mattina, avevo zero pensieri e molte sensazioni corporee, somatiche. Percepivo ogni sfumatura di rumore, profumo, luce .. godevo di ogni attimo ed in ogni istante trovavo ispirazione nel tutto.
Ora voglio proporvi di fare questo facile esercizio.
VOLETE PROVARE?
Se la risposta è SI, sedetevi comode, chiudete gli occhi, fate 7 respiri profondi e mettetevi in ascolto profondo di voi.
Ora, dopo aver riaperto gli occhi, prendete carta e penna e scrivete cosa rappresenta per voi, l’essere FIGLIA MADRE E DONNA. Se ancora non siete madri, scrivete per voi cos’è l’idea di essere madre. Alla fine dell’esercizio, leggete ciò che avete scritto, ascoltate come vi #risuona e poi mandatemelo per email. Potreste scoprire lati di voi ancora inesplorati e come sia davvero facile capirsi.
Sarò felice di leggere le vostre mail 🙂
SIETE CURIOSE DI SAPERE LE RISPOSTE CHE HO DATO IO?
Io dico A ma gli altri capiscono Z!” …. Quante volte vi siete trovati a dirvi questa frase? Questo accade perchè la gente è talmente concentrata sugli altri, che si dimentica quanto sia importante l’ascolto e la comunicazione con se stessi.
Il problema centrale è quello della codifica e decodifica del messaggio. La gente coglie solo le informazioni atte a tenere in piedi le narrative che si costruiscono, attraverso tutti quelli schemi mentali che fanno interpretare invece che capire.
E QUINDI COME SI FA?
Come si può uscire da questo meccanismo per andare verso una sana comunicazione al fine di capire ciò che siamo e quindi comunicare esattamente ciò che vogliamo?
Innanzi tutto bisogna capire che la comunicazione è fatta anche di gesti e toni, non solo di parole. Per comprendere al meglio ciò che la persona mi sta comunicando, è necessario chiede un feedback. Questo metodo è valido anche quando si tratta di dialogo con noi stessi. Riconoscere il linguaggio emozionale ed essere coerenti con ciò che si è, aiuta molto nel formulare un pensiero o un discorso chiaro pertinente a ciò che si vuole realmente comunicare.
Riconoscere la propria emozione, codificarla, sentirla nel corpo e diventarne consapevole, è l’unico modo per aver chiaro ciò che si vuole dire e fare.
Bisogna “sentire” di essere in linea con il proprio SE interiore e iniziare a smettere di dire SI quando in realtà si vuole dire NO.
Usare ciò che senti come bussola per andare verso ciò che vuoi.
Per maggiori informazioni, sono a tua disposizione.
Ben- essere donna è un evento che comprende una serie di incontri nati dal desiderio di dare importanza alla figura femminile in tutta la sua pienezza.
Elisabetta, il sindaco di Caldonazzo, ha avuto la sensibilità e l’intenzione di dare voce alla donna ed al femminile, e per questo la ringrazio anche a nome di tutte le donne.
In una società patriarcale come la nostra, noi donne facciamo ancora molta fatica ad emergere e competere con il genere maschile.
Peccato però che l’uomo, continui a dimenticarsi di quanto potenziale innato ci sia in noi donne, partendo dal nostro naturare ed infallibile intuito, per passare poi alla capacità di ascolto di noi stesse.
Nei miei incontri con mamme e persone in generale, lavoro affinché riescano a riconnettersi con la parte più genuina di se, riuscendo così a collegarsi alla loro autenticità.
Così facendo si arriva ad avere maggiore consapevolezza del vero SE, ed è solo partendo da questa posizione generativa, che si possono compiere scelte in linea con se stessi e realizzare progetti durevoli nel tempo.
“Trasformati in ciò che sei – ascoltati” è un progetto nato da un profondo bisogno di molte persone di compiere delle scelte consapevoli in linea con il proprio sentito.
Ed è proprio come ho scritto sulla locandina:
“… i segreti per mettersi all’ascolto di se stessi e riuscire a decodificare al meglio le proprie volontà e percepire a fondo il proprio sentire, al fine di poter trasmettere più chiaramente possibile anche all’esterno, il proprio VOGLIO, creando così consapevolmente le occasioni giuste per realizzarlo”
Applicando tutti questi accorgimenti, permetterete alla vostra mente di aprire una finestra su una nuova visione di vita, che tutti nel nostro inconscio sentiamo di voler attraversare ma, a causa di limitazioni (il più delle volte mentali/interne) o paure, o ancora per mancanza di dati concreti, non osiamo intraprendere.
CHE FARE DUNQUE?
Quando ti trovi davanti a quel famoso bivio, sta a te scegliere se dirigerti verso la strada ormai senza stimoli che già conosci, o se volgere lo sguardo nell’altra direzione e darti la possibilità di esplorare nuovi orizzonti e capire quindi cos’è meglio per te.
COME SI FA?
Principalmente ci sono 2 cose fondamentali da applicare per riuscire ad ottenere maggiore chiarezza in ciò che si fa: attenzione al linguaggio e bonifica della mente con conseguente amplificazione del collegamento con il proprio SE.
Ci sono delle procedure ben specifiche da seguire per intraprendere ed io sarò felice di accompagnarti in questo percorso 😉
E cosa vuol dire per voi, una “buona comunicazione di coppia”?
Una comunicazione di coppia efficace, si può definire tale, quando entrambi i partner capiscono esattamente ciò che l’altro intende trasmettere.
Per far si che ciò accada, la comunicazione dev’essere chiara e comprensibile da entrambi, attivando un ascolto attivo ed interessato.
Tra le diverse tipologie di comunicazione, merita sicuramente di esser citato, il MODO in cui noi comunichiamo con il partner, sia che si tratti di parole, del tono della voce o della mimica corporea.
E’ più incisivo il “come” comunichiamo qualche cosa, piuttosto che la parola stessa.
Ad esempio, se vogliamo dire ti amo al nostro partner, il nostro atteggiamento corporeo sarà delicato, morbido, desideroso da offrire un caldo abbraccio ed un dolce bacio, il tono di voce contenuto ed accogliente. Se invece, il ti amo viene detto con un tono di voce alto, guardando da lontano, girandoci verso altro da fare, è chiaro che il valore di quella parola è nettamente inferiore al modo precedente. Anzi, potrebbe pure infastidirci e addirittura piantare dentro di noi il seme del dubbio che il nostro partner ci ami veramente.
Qui di seguito, desidero elencare 3 punti fondamentali per riuscire a mantenere un buon livello comunicativo:
1. Ascolto profondo di noi come singoli.
Con ascolto profondo di noi, intendo il capire COSA vogliamo comunicare ed aver chiaro il COME vogliamo farlo.
Siate sempre gentili e comunicate partendo da voi, senza un atteggiamento giudicante verso l’altro.
Se siamo arrabbiati, prendiamoci il tempo di respirare e di chiarirci le idee.
E’ meglio troncare una comunicazione dicendo: “Ora sono troppo arrabbiato per parlarne e quando sarò pronto verrò io da te”, piuttosto che continuare la conversazione portandola a livelli di massima incomprensione, dove l’unico obiettivo è quello di avere unicamente ragione, senza minimamente considerare l’altro.
2. Scambio dei ruoli
Una tecnica interessante da provare, è provare lo scambio dei ruoli: il gioco consiste nel ricoprire reciprocamente i panni dell’altro, comportandosi esattamente come la persona è solita a fare (modo di parlare, il tono della voce, le parole più usate).
Attuando questa tecnica, vedendosi quindi riflesso nell’altro (come in uno specchio) è più facile rendersi conto di come si venga percepiti all’interno della coppia.
Quest’azione, perpertuata nel tempo, aiuta i partner a sviluppare una maggiore empatia e capacità di sintonizzarsi sull’altro.
3. Ascoltare con l’intenzione di capire l’altro.
Come citato pocanzi, il nostro partner è come uno specchio: ciò che vediamo in lui è anche dentro di noi. Evitiamo quindi di leggere in lui/lei il nostro vissuto, i nostri pensieri e le nostre deduzioni.
Limitiamoci ad ascoltare attivamente ciò che ci vuole dire, facendolo finire di parlare e, se necessario, ripetere ciò che ha detto per avere la certezza di aver capito con esattezza ciò che intendeva dire.
Questa si chiama comunicazione efficace, in quanto si prova realmente a capire cosa pensa e prova il nostro partner.
L’altra persona è sempre il nostro specchio: se noi in quel momento proviamo determinate emozioni (felicità, stanchezza, rabbia, gioia) le vediamo riflesse anche nell’altro e rischiamo di travisare le informazioni reali ed oggettive.
Non abbiate timore di mettere a nudo ciò che provate: siate coerenti ed in linea con il vostro sentire, senza “raccontarvi” la storia del lupo. Comunicate come state e fatelo a cuore aperto, in modo genuino: è la cosa migliore che possiate fare per aumentare il legame tra voi.
E dall’altra parte, chi accoglie questo “sentito” lo dovrà fare con cura e gentilezza: in quel momento state maneggiando il cuore della vostra metà: trattatelo con tenerezza, affetto ed amore. Vi ringrazierà.
Negli alti e bassi che si possono presentare quotidianamente, esprimere amore verso se stessi e verso l’altro, attiva tutta una serie di azioni positive che, giorno dopo giorno, si consolidano, rinforzando sempre di più le solide fondamenta già esistenti.
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, che hanno l’obiettivo di sensibilizzarvi su questa tematica estremamente importante.
Una comunicazione efficace vi porta lontano e vi fa crescere sia come coppia che come individui singoli.
C’è una netta differenza tra parlare e comunicare.
Spero vivamente che questi consigli siano stati utili e vi abbiamo aperto prospettive diverse.
Per qualsiasi chiarimento, confronto, o aiuto, sono a disposizione per creare un percorso di accompagnamento adatto alle vostre esigenze. Regalatevi un sicuro balzo in avanti nella qualità del vostro rapporto.
Nel precedente post, ho parlato dell’aspetto emotivo del nutrimento e, come vi avevo già anticipato, in questo articolo parlerò di alcune regole base interessanti da prima di iniziare lo svezzamento.
Come favorire un buon rapporto con il cibo?
La prima domanda da fare a noi stesse è: sono un buon esempio alimentare? E’ in famiglia che si prendono le buone abitudini, ed è proprio per questo che vi consiglio vivamente di essere il primo buon modello alimentare per i vostri figli e vedrete che prima o dopo, anche loro seguiranno le vostre orme.
2. Meglio pianificare o lasciarsi sorprendere? Nel momento in cui vi nutrite bene e con regolarità ed il il bambino sta bene e cresce regolarmente, non preoccupatevi troppo di quello che sceglie di mangiare fuori dall’ambiente familiare(ristoranti / casa di amici / asilo). La vostra base solida di partenza in casa, verrà arricchita dall’esperienza esterna dove, una volta ogni tanto, ci si possono concedere alimenti che comunemente non si mangerebbero.
E sapete perché?
Perché se da una parte è vero che il vostro intento è creargli una più varia e completa alimentazione, dall’altra viene caricato troppo l’aspetto emotivo nella misura delle aspettative.
Questo, a lungo andare può causare stress emotivo.
3. L’importanza di un ambiente emotivo sereno
Perché è importante un ambiente il più sereno possibile? Perché anche se la mente umana è in grado di ripristinare in autonomia l’equilibrio emotivo per la serenità complessiva e creare quindi un buon legame tra l’azione del mangiare ed il nutrimento stesso (di spirito e corpo), cibarsi in un ambiente conflittuale, può creare degli ostacoli.
Ora v’invito a riflettere facendovi due domande:
Cosa c’è a livello emozionale nel vostro nutrimento?
Come mangiavate da piccole e che emozioni provavate?
4. E se il bambino non MI mangia?
Semplice, lasciate perdere.
Imporre, forzare o far mangiare il bambino con qualche trucchetto (areoplanino, trenino, cantando ecc), non fa altro che distrarlo dall’atto del mangiare e quindi, l’imprinting che si crea nella sua testa sarà di un nutrimento inconsapevole. Evitate anche di corrergli dietro pur di farlo mangiare: è faticoso per voi e frustrante per entrambi.
Il cibo si assume a tavola tutti assieme. Quando il bambino avrà fame, mangerà senza nessun trucchetto esterno, ma ascoltando con naturalezza il suo bisogno, riconoscendolo.
5. Accettate la situazione così com’è
Indipendentemente da quanto e cosa mangerà vostro figlio, fatelo sentire accolto e amato, in completa assenza di giudizio. Così facendo si creeranno dei collegamenti positivi con il nutrimento e la sua capacità di autoregolazione non verrà mai alterata.
6. Soddisfare i bisogni emotivi ed evitare il cibo come gratificazione
Un consiglio che do sempre alle mamme, è quello di evitare di soddisfare i bisogni emotivi del bambino (quando si fa un po’ di male, quando ha avuto una discussione, quando si sveglia di notte…) con il cibo (o con il seno) e non usate il cibo come gratificazione. Questo è importante per evitare di creare un collegamento con stato d’animo e nutrimento.
Vi faccio un esempio.
Se ogni volta che il bambino piange o prova tristezza, gli offrite del cioccolato, a lungo andare sentirà il bisogno di mangiare cioccolata tutte le volte che prova quella determinata emozione.
7. Chi deve scegliere cosa può mangiare il bambino?
E’ consigliabile far scegliere sempre al bambino cosa mangiare, se mangiare ed infine proporgli 2 pietanze tra cui scegliere.
Date sempre delle alternative al bambino qualsiasi età abbia: patata schiacciata con vicino carotine bollite da poter prendere e sperimentare con le mani, o se più grandino: vuoi la pasta con il ragù o con il pesto?
E se fuori casa desidera mangiare un gelato al cioccolato per merenda, o una brioches mentre voi sorseggiate un caffè in serenità al bar, o patatine ad un compleanno, permetteteglielo.
Seguendo una buona linea alimentare in casa, non sarà lo sgarro a creare disequilibrio.
8. Novita’ in tavola?
La mia risposta è assolutamente SI ma ad una condizione:
le nuove pietanze, dovete tenerle per voi e se sono buone comunicarlo ad alta voce con espressività, ma aspettate che sia il bambino a chiederle. Non proponeteglieli neppure per un assaggio, senza la loro richiesta.
Frutta e verdura fresca? Si! Sempre!
Tenete sempre a portata di mano pezzettini di verdura e frutta fresca o di frutta secca e fategli vedere che le sgranocchiate. Quando sarà pronto, ve le chiederà.
9. Che bello mangiare da solo!
Lasciate che mangino il più possibile da soli e lasciate che, nei primi anni, tocchino il cibo con le mani e che lo annusino, lo spalmino, lo vivano!
10. Che bello cucinare con mamma!
Coinvolgeteli nella preparazione dei cibi e divertitevi a creare delle composizioni grafiche, ponendo l’attenzione esclusivamente sull’esperienza non sul prodotto finito. Ciò creerà un buon collegamento di base con il cibo e vedrete che soddisfazione avrà il vostro bambino nel lavorare il suo impasto della pizza, farcirlo e vederlo trasformare in cottura per poi mangiarlo. I suoi occhietti s’illumineranno di felicità.
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, che hanno l’obiettivo di sensibilizzarvi e di tranquillizzarvi su tutto ciò che gira attorno ad un semplice “cucchiaino ricco di pappa da mangiare”.
Spero vivamente che questi consigli siano stati utili anche per voi.
Per qualsiasi chiarimento, confronto, o aiuto, sono a disposizione per creare un percorso di accompagnamento adatto alle vostre esigenze.
Cos’è il nutrimento per il bambino? E perché le mamme talvolta lo vivono con ansia?
Generalmente, quando sentiamo parlare di nutrimento, pensiamo solamente al cibo ed all’atto meccanico del mangiare, senza tenere conto di tutta la sfera emotiva che esso rappresenta.
L’educazione al cibo ha bisogno di tempo e pazienza, come ogni buon rapporto di amicizia.
Il ruolo dell’adulto è di fondamentale importanza, per alimentare il più possibile la curiosità nel bambino, affinché s’instauri un buon legame con il cibo ed il nutrimento sotto ogni aspetto.
Il nutrimento è prima di tutto esperienza, e come tale passa dapprima dal corpo a livello visivo, tattile, uditivo, olfattivo e gustativo alimentando contemporaneamente la parte emotiva.
Quanto più la parte emotiva e sensoriale sono soddisfatte, tanto più il processo sembrerà naturale.
Come fare in modo che questo accada? Che funzione hanno l’ascolto di se stesse e la propria esperienza?
Ci vuole attenzione, cura da parte dell’adulto, per alimentare il più possibile la curiosità nel bambino affinché s’instauri un buon legame con l’azione del mangiare.
Si, perché nel momento in cui comincia lo svezzamento, è utile parlare di esperienza sensoriale. In quel momento il bambino è molto più interessato a sperimentare e sviluppare tutti i sensi, piuttosto che soddisfare una sensazione di fame.
E’ qui che entrano in gioco le preoccupazioni dei genitori. Quante volte ho sentito i miei genitori: ”Silvia, aiutami tu .. il mio bambino non MI mangia!”
Piccola considerazione: tutti i bambini sono diversi e dopo i primi 6 mesi di vita l’interesse per la sperimentazione è molto forte.
Quindi non demoralizzatevi se il bambino passa da un mega super interesse iniziale per il cibo, ad un rifiuto totale e desiderio di ritornare al seno o al biberon: è tutto normale. Ha soddisfatto il tatto, l’olfatto, la vista, ed il gusto ed ora vuole tornare alle origini per ritrovare quella sicurezza che lo fa sentire tanto bene.
Ma sarà solamente un passaggio … voi continuate a metterlo a tavola con voi ed a servire nel vostro piatto, pietanze invitanti all’occhio, con il permesso di farlo esplorare con le mani, vedrete che giorno dopo giorno, la sua curiosità ritornerà ed in men che non si dica, vi ritroverete un piccolo lupetto desideroso di riempire il pancino oltre che sperimentare.
Nel prossimo articolo, scriverò un piccolo vademecum da tenere in considerazione, prima di cominciare lo svezzamento.
Seguitemi!
Per qualsiasi chiarimento, confronto, o aiuto, non esitare a contattarmi. Sarò felice di aiutarti in questo percorso.