L’amore ri-trovato

E quando l’amore per se stessi fiorisce, tutto torna.

Sembra una frase fatta, uno di quei pensieri positivi che ti fanno alzare gli occhi al cielo e dire: “Sì, certo! Come no! Nemmeno nelle favole…”

E invece è proprio così.

Se pianti il seme dell’amore dentro di te e continui a prendertene cura, con pazienza e gentilezza, un giorno ti sorprenderai a guardarti allo specchio con occhi nuovi. Ti accorgerai che stai iniziando ad amare quel riflesso, a sorridere sinceramente alla tua immagine.

La vita non è lineare, lo sappiamo bene.

Anche quando cerchi in tutti i modi di mantenere tutto uguale, arriva il cambiamento.

E quel cambiamento spesso fa paura.

Fa paura perché non sai cosa troverai dall’altra parte.

Ma puoi restare dove sei, se vuoi. Nessuno te lo vieta.

La cosa importante è che sia una scelta consapevole, fatta da un luogo autentico, dal tuo nucleo più profondo.

Però, se sollevi appena lo sguardo e ti chiedi:

“Cos’altro è possibile che non ho mai considerato?”

Scoprirai che le strade non sono mai solo due e che le opzioni non sono mai finite.

La vita ti offre sempre nuove possibilità, nuovi inizi.

E in questo spazio di apertura, l’amore può riemergere.

Non parlo solo dell’amore per un compagno, per i figli o per le persone care.

Non dell’amore romantico o di quello che si cerca fuori, nei gesti degli altri, nei successi o negli oggetti.

Parlo dell’amore più radicale e trascurato: l’amore per se stessi.

Quello che ti fa dire “mi rispetto”.

Quello che ti fa scegliere di non ignorarti più.

Che ti riporta a casa, dentro il tuo corpo, dentro la tua verità.

Come scriveva Oscar Wilde:

“Amare sé stessi è l’inizio di un romanzo che dura tutta la vita.”

E come ci ricorda anche Thich Nhat Hanh:

“Tu stesso, tanto quanto chiunque altro nell’intero universo, meriti il tuo amore e il tuo affetto.”

Allora ti chiedo:

Quanto amore per te stesso hai rifiutato finora nel tentativo di riceverlo dagli altri?

E se non ci fosse nulla di sbagliato in te, cosa scegli oggi di riconoscere di te?

Perché quando impari a volerti bene davvero, a rispettarti nel profondo, ogni relazione cambia.

La tua visione del mondo si espande.

E l’amore – quello vero – inizia lì, da te.

Scegli di trasformarti in ciò che sei. Ora

Ti aspetto in studio o online per cominciare assieme questo fantastico viaggio.

Con gratitudine

Silvia

Attesa o azione?

Aspetti a cambiare lavoro, aspetti a cambiare amicizie, aspetti nel prendere una decisione per paura di deludere qualcuno o di trovarti dinnanzi a spazi inesplorati …

… hai mai provato a scegliere ed agire per te stessə?

Hai mai sentito quella scarica di libertà nel dire “adesso scelgo per me, anche se non piacerà a nessuno, anche se tremeranno le gambe”?

È roba da stomaci forti, da corpi centrati, da chi ha voglia di sperimentare cosa vuol dire davvero prendere in mano le redini della propria vita.

E no, non servono eventi straordinari per farlo.

Non serve mollare tutto e partire per l’Asia (a meno che tu non lo voglia davvero).

Si può iniziare dalle piccole cose.

Tipo:

→ oggi cosa cucino in base a ciò che piace a me, e non solo per accontentare tutti?

→ oggi rispondo “no” a quella richiesta che non mi va, anche se so che l’altra persona si aspetta un “sì”

→ oggi vado a dormire presto perché il mio corpo lo chiede, anche se “ci sarebbe da fare”

→ oggi farò quella chiamata anche se la sento scomoda.

Mi spiego meglio…

Ogni volta che scegliamo aspettando l’approvazione di qualcun altro, stiamo cedendo un pezzetto di potere.

Ogni volta che non scegliamo affatto, ma lasciamo che siano gli altri o le circostanze a decidere per noi, ci allontaniamo da noi stessi.

E quando questo succede troppe volte e troppo a lungo… si crea quel senso di insoddisfazione sotterranea, quel malessere silenzioso che non ha un nome preciso, ma che si sente tutto. È come quando perdi l’orientamento .. e poi perché far scegliere gli altri? Spesso lo si fa per una mancanza di autostima e fiducia in se stessi “se decido io poi non mi vogliono più o mi giudicano” o ancora “ok deciso io .. ma se poi sbaglio?”

Ti è familiare?

E se oggi scegliessi anche solo una cosa… solo una… che sia vera per te, anche se ti tremano le mani?

Che energia, spazio, consapevolezza e scelta puoi essere per riconoscere ciò che vuoi davvero, senza più giudicarlo e giudicarti?

Quante bugie ti stai raccontando per non scegliere oltre il giudizio?

Non c’è bisogno di sapere già tutto.

Non c’è bisogno di avere il piano perfetto.

C’è solo bisogno di presenza in sé stessi, di onestà, coerenza e forse di un pizzico di coraggio.

Perché quando inizi ad agire da quello spazio lì, accade qualcosa di incredibile:

la tua vita inizia a risponderti. E lo senti nel corpo, lo vedi con gli occhi e lo percepisci con il tuo sentire.

Comincia da te e scegli partendo da chi sei, non da chi gli altri vogliono che tu sia.

Ora è il momento.

Ti aspetto in studio o online.

Con stima

Silvia

Pronto? Ci sei? Sentire vs ascoltare

Fai una domanda e poi? Ascolti davvero la risposta?”

Hai mai notato che la maggior parte delle persone ti fa domande, ma non ascolta realmente la risposta? La sente si, ma tra “sentire” ed “ascoltare” c’è un abisso.

Ogni tanto verrebbe da pensare di essere circondati da persone che vivono di automatismi, da disinteressati.

Ma la verità è forse ancora più sottile: le persone non sono davvero presenti, e quindi non sono nemmeno davvero interessate a sentire la tua risposta.

Quante volte ti è successo?

Ti chiedono “Come stai?” e mentre inizi a rispondere, l’altro guarda il telefono, cambia argomento o inizia a parlarti di sé. Ti lascia con quella sensazione fastidiosa: perché chiedere, se poi non ascolti?

Perché facciamo domande senza ascoltare?

Nel nostro mondo frenetico, fare domande è diventato un gesto automatico.

È una forma di cortesia, un’abitudine. Ma ascoltare… ascoltare richiede tempo, presenza, attenzione.

E questo spesso manca.

E non manca solo verso gli altri, ma anche verso se stessi: meglio silenziare il proprio sentire e credere che così facendo, si possa evitare di soffrire, piuttosto che riconoscere dove meritiamo più amore ed attenzione.

Spesso le persone sono distratte, stanche, sovraccariche di stimoli. Fanno la domanda giusta per educazione, ma sono già con la mente altrove. Non perché siano cattive. Perché sono scollegate da sé stesse. E quando non siamo connessi a noi, difficilmente possiamo esserlo con gli altri.

Quando non veniamo ascoltati, ci sentiamo invisibili non visti, non accolti e questo, giorno dopo giorno, erode le relazioni, abbassa la fiducia, crea distanza. Ci si chiude, si smette di condividere. Si smette di fidarsi.

Eppure, tutti noi desideriamo essere ascoltati. Tutti vogliamo essere capiti, anche solo un po’ ma, di contro, la paura di scoprirci ed ascoltarci, ci avvicina di più a situazioni mediocri e superficiali.

L’ascolto vero è una rivoluzione silenziosa, rara. È una forma d’amore oltre che una forma di presenza profonda.

Ascoltare davvero significa guardare negli occhi. Fare silenzio dentro di sé. Non interrompere, ascoltare per capire non solo per rispondere, evitare di fare deduzioni o proiezioni sull’altro. Esserci, semplicemente senza voler “aggiustare” l’altro.

L’ascolto attivo è questo: presenza, empatia, accoglienza.

Detto questo, cosa possiamo fare per migliorare questo aspetto di noi? 

Possiamo essere quella persona che ascolta davvero. Quella che, quando chiede “Come stai?”, si ferma. Respira. Ascolta.

Ascoltare è un atto piccolo, ma potente. Porta guarigione. Crea connessione. Fa sentire l’altro importante, visto, vivo, accolto, protetto.

La prossima volta che fai una domanda, fermati un istante. Lascia il telefono. Respira. Guarda la persona che hai di fronte, dritta negli occhi, osserva le sue espressioni, il tono di voce, come si muove e tutto ciò che va oltre le parole.

Potresti essere l’unica persona che oggi, l’ha ascoltata davvero.

E tu? Ti senti ascoltato/a?

Un abbraccio sincero

Silvia

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Momenti

Ci sono momenti di piena, nei quali l’unica maniera per rimanere integri è farsi travolgere, trasportare, guidare da ciò che ti circonda.

E se invece di resistere, scegliessi di ricevere?

Che dono sta cercando di consegnarti questa corrente?

Ci sono momenti di riflessione, nei quali l’unica soluzione possibile è la calma, camminare a passo lento, agire osservando ogni movimento, vivendo il tempo presente, ascoltando interamente il corpo, respirando.

Chi sei quando smetti di correre?

Quante risposte emergono nel silenzio che non osi mai abitare?

Ci sono momenti bui dove l’unica cosa che senti sono le lacrime che scendono dagli occhi, i singhiozzi che partono dalla pancia, le parole soffocate che escono sotto forma di suoni; l’unica cosa che vedi invece, sono confini annebbiati, orizzonti incerti.

E se il buio non fosse contro di te, ma per te?

Quale nuova consapevolezza può nascere dall’ombra?

Ci sono momenti di luce dove l’unica cosa che senti è la rilassatezza nel corpo, orizzonti infiniti, confini lontani dove tutto è possibile. Quello che vedi invece, è la bellezza che ti circonda, i sorrisi, i colori, l’aria che come luce entra nei tuoi polmoni e ti nutre.

E se questa fosse la tua vera natura?

Quanto potresti espanderti se scegliessi di viverla ogni giorno?

Ci sono momenti in cui ti senti tutt’uno con la natura, con tutto ciò che ti circonda.

Dove finisci tu e dove inizia il mondo?

Sei forse parte di qualcosa di infinitamente più grande di quanto credi?

Quello che accomuna tutti questi momenti è l’integrità che abita nel corpo. È il senso di appartenenza e di possibilità che senti dentro. È l’energia del tuo essere che ti ricorda che non sei mai rotto, solo in trasformazione.

Quando vai in frantumi, piano piano i pezzi si ricompongono, donando nuova forma alla tua struttura, a ciò che sei.

Non sei qui per restare intatto. Sei qui per espanderti.

Chi saresti se non dovessi più trattenere nulla?

Quando vai in frantumi, non è la fine, è solo il suono della tua forma che cambia. Ogni crepa diventa spiraglio, opportunità e ogni frammento, un seme.

Non sei nato per restare integro, ma per danzare con le metamorfosi.

Non per essere perfetto, ma per essere vero.

Chi saresti, se smettessi di trattenere le lacrime, i sogni, la tua voce, il tuo voglio?

E se il buio fosse solo un invito a brillare da dentro?

Ascolta: ogni momento è un portale, una soglia silenziosa che si apre quando scegli te.

La scelta è la chiave che apre tutte le porte.

Quanto spazio nel mondo potresti occupare, se non ti restringessi mai più?

E se adesso, proprio ora, tutto fosse possibile

oltre le definizioni, oltre le cicatrici, oltre il tempo?

Respira.

Tu sei l’inizio che stavi aspettando, proprio qui e proprio ora.

Ricomincia da te

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Con gratitudine

Silvia

Passato presente e futuro

E tu? In quale lasso temporale ti trovi?

Stare nel presente significa vivere pienamente ciò che stai facendo ora. Eppure, quante volte ci capita di rimanere incastrati nei pensieri su ciò che è stato o su ciò che potrebbe accadere o essere?

In quei momenti perdiamo il contatto con l’unica cosa che esiste davvero: l’adesso.

Uno dei concetti fondamentali che ho imparato – e che trasmetto nel mio lavoro di coaching e attraverso la meditazione Mindfulness – è la connessione con il corpo nel qui ed ora. Quando siamo radicati nel presente, il corpo ci restituisce una percezione chiara di equilibrio e centratura. È proprio da lì che nasce una presenza autentica, accompagnata da una chiarezza mentale sorprendente.

Ma quando portiamo nel presente le energie del passato – ferite, paure, aspettative – ci ritroviamo a vivere su frequenze che non appartengono più a questo momento. Finisce così che reagiamo alle esperienze attuali con filtri vecchi, costruendo un’identità basata su ciò che è stato, non su ciò che è.

Il pensiero crea la realtà, non il contrario. Una persona o una situazione può deluderci oggi, ma domani potrebbe arrivare qualcosa di straordinario. Tuttavia, se restiamo aggrappati alle esperienze negative passate, rischiamo di svalutare ciò che di bello sta accadendo ora, o addirittura di temerlo.

È il corpo, non la mente, a dirti con chiarezza se qualcosa è leggero o pesante. È un fatto scientifico: la mente interviene una frazione di secondo dopo rispetto alla sensazione corporea. Ecco perché imparare ad ascoltare il corpo è fondamentale per vivere con autenticità coerenza e presenza.

Il progresso personale non è una linea retta. A volte è necessario fare due passi indietro per prendere la rincorsa e slanciarsi in avanti. Fa tutto parte del processo, non è un fallimento.

E tu, dove sei? Nel passato che trattiene, nel futuro che inquieta, o nel presente che ti dà potere dove puoi sentirti potente ed integro?

Ogni momento è un’opportunità per rientrare nel corpo, ascoltarti davvero e scegliere con reale presenza, perché solo nel presente puoi trovare la via che conduce a te stesso.

Sei tu a creare la tua vita, momento per momento. E se potessi scegliere qualcosa di completamente diverso proprio adesso?

Scegli di esplorare le infinite possibilità che hai.

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Con gratitudine

Silvia

Il bambino … radiante

Chi di voi conosce Haring? Io non ho nessun tipo di conoscenza artistica, ma quando mi hanno parlato di quest’opera e del suo significato, ne sono rimasta affascinata.

Questo simbolo raffigura un neonato a quattro zampe, con linee di energia che si irradiano dal corpo. È un disegno dai tratti semplici, un’opera che se stampata in bianco e nero su un foglio, un bambino può provare a dipingerla e/o colorarla ed è molto facile da riprodurre: tanto semplice quanto carica di significato.

Per Haring era “il simbolo più positivo della vita”, e lo usava anche come firma, mettendolo spesso vicino al suo nome.

Ciò che quest’opera rappresenta è purezza ed innocenza assieme, e quindi l’essenza più pura dell’essere umano; le linee che irradiano attorno al corpo del bambino simboleggiano energia, luce e potere vitale. Per Haring, il bambino era una figura quasi sacra, potente nella sua semplicità.

In un senso più profondo quest’opera rappresenta la rinascita spirituale, il ritorno all’essenza originaria dell’essere, all’importanza dell’infanzia ed al rispetto della vita.

Per questo ho deciso di appenderla nella sala d’attesa del mio studio!!! (Quando verrete a trovarmi potrete ammirarne la bellezza).

Vi starete chiedendo il motivo per cui ho fatto un preambolo così denso e dettagliato di quest’opera … ebbene, volevo portare la vostra attenzione alla cura e all’amore che siamo tanto abituati a dare all’esterno di noi, mentre siamo quasi incapaci di proiettare attenzione, cura rispetto ed amore, in primis, verso noi stessi.

Ci viene insegnato che per stare bene bisogna aiutare il prossimo, ma non ci insegnano che prima di poter nutrire qualcun altro, dobbiamo essere sazi noi.

Un po’ come voler versare un bicchiere d’acqua da una caraffa vuota oppure offrire un pezzo di pane da un cestino vuoto …. Non è ovviamente possibile.

Come si può uscire da questa idea distorta della relazione d’aiuto?  

Il concetto è tanto semplice quanto difficile da applicare ma non impossibile: ci vuole solo allenamento. Prima di tutto riconoscere il proprio valore così da riempire la propria brocca o il proprio cestino: spesso, dietro il bisogno di aiutare gli altri e quello di proiettare l’attenzione all’esterno, c’è l’intento di evitare il proprio mondo, non riconoscendo dove si ha necessità di migliorarsi, di evolvere e di fare “pace”. In secondo luogo si ha timore di essere giudicati e disprezzati.

È qui che far emergere il coraggio di “sentire” ciò che si vuole, aprendo gli occhi in modo onesto e sincero verso noi stessi, può dare una svolta importante e significativa nella propria vita.

Il meglio che puoi fare è scegliere di essere completamente TE, smettendo di tenere in piedi e convalidare il punto di vista degli altri su di te.

Quali possibilità puoi scegliere ora per nutrire davvero te stesso/a?

Con gratitudine

Silvia

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L’arte di amare senza possedere

“In alto è un posto bellissimo”

Viviamo in un mondo in cui il concetto di amore è spesso confuso con il bisogno. Si parla di relazioni, ma si pratica il possesso. Si chiama amore ciò che in realtà è dipendenza, paura dell’abbandono, necessità di colmare un vuoto interiore.

In nome dell’amore si trattiene, si controlla, si chiede all’altro di restare anche quando il cuore ha già smesso di danzare. Ma questo non è amore. Questo è ego travestito da sentimento. È il bisogno disperato di conferme, l’incapacità di stare soli, la convinzione che l’altro debba riempire ciò che, in verità, solo noi possiamo colmare.

L’amore vero, quello incondizionato, vola alto. Non si nutre di aspettative, non ha bisogno di catene. L’amore è libertà. È la gioia di condividere il proprio mondo con qualcuno senza pretese, senza paura né vergogna alcuna. È uno spazio sacro in cui ogni parte di te viene accolta e rispettata, e lo stesso vale per l’altro.

“Amare significa donare senza aspettarsi nulla in cambio.”

— Osho

Ma per poter vivere davvero un amore così, serve prima un’intimità profonda con se stessi. Serve la cura. E, la prima persona da amare, da custodire, da ascoltare… sei tu. Solo quando impari ad accogliere te stessə, con le tue fragilità e le tue meraviglie, potrai accogliere l’altræ senza volerne fare un’estensione del tuo bisogno.

L’intelligenza emotiva ci insegna che una relazione sana, nasce quando entrambi i partner sono consapevoli delle proprie emozioni, sanno comunicarle in modo autentico e sanno prendersi la responsabilità del proprio mondo interiore. Non è l’altro a farti felice. Sei tu che scegli la felicità, e l’altro la riflette.

Si ma .. quando questo non avviene o non si è in grado di manifestarlo, come si fa?

Ricevo spesso questo genere di domande nelle mie consulenze e quello che consiglio sempre di fare, è di rimanere in connessione con se stessi in un profondo ascolto, abbassando le barriere lasciando ogni paura fuori dalla stanza. Piangere, ridere, parlare con chi scegli di avere accanto, comunicare ciò che si ha dentro, senza veli, avendo cura di non ferire se stessi e l’altro, è il primo passo verso la libertà, verso il tanto agognato amor proprio ed amore incondizionato.

“Chi sei oggi che non stai riconoscendo? E quanto amore potresti ricevere se ti permettessi di essere davvero te stessə?”

— Access Consciousness

L’amore non è sacrificio, è scelta. È presenza. È dire: “Io sono qui perché lo voglio, non perché devo.” È la capacità di lasciare andare, anche quando l’ego urla di trattenere.

“Ama, ma non diventare una prigione per l’altro. Ama, ma non cominciare a tirare catene. Ama, ma ricorda: l’amore dà libertà.”

— Osho

E se imparassimo ad amare così? Se ogni relazione fosse un incontro di anime libere, che camminano insieme per scelta e non per bisogno?

Forse, allora, sapremmo davvero cosa significa amare.

E per te, cosa significa amare in modo incondizionato? Hai mai vissuto un amore così libero?

Condividi la tua esperienza assieme a me, scrivendomi su whatsapp: posso creare degli articoli su misura con la tua esperienza, cosicché tue parole siano fonte d’ispirazione per chi le leggerà.

Con amore,

Silvia – Coach emozionale e Facilitatrice del Benessere

Tu chiamale se vuoi …. Elucubrazioni

Quante volte ci ritroviamo intrappolati nei nostri stessi pensieri, in un vortice di elucubrazioni mentali che sembrano non avere fine? Analizziamo, soppesiamo, giudichiamo, fino a perdere il contatto con quello che davvero sta accadendo dentro di noi. E se invece provassimo a fermarci e ad ascoltare profondamente il nostro corpo?

Il corpo ha un linguaggio chiaro e sincero. Ogni tensione, ogni brivido, ogni respiro trattenuto è un messaggio che attende solo di essere colto. Quando una situazione ci mette a disagio, il nostro corpo reagisce prima ancora che la nostra mente razionalizzi l’evento. Spesso, però, siamo così abituati a ignorarlo o a sovrapporre i nostri giudizi e le nostre paure, che finiamo per soffocare quella verità profonda che già conosciamo.

Le elucubrazioni nascono quando cerchiamo di trovare un senso a qualcosa che, in realtà, non ha bisogno di essere spiegato, ma solo riconosciuto. La sincerità verso noi stessi è un atto di grande coraggio: significa smettere di raccontarci storie, di giustificare situazioni che non ci fanno bene, di aderire a punti di vista che non ci appartengono. Significa abbassare le barriere e osservare senza filtri ciò che è.

Quante volte abbiamo costruito delle limitazioni basandoci su idee, credenze o paure che non sono nemmeno nostre? Magari ci è stato detto che dobbiamo essere in un certo modo per essere accettati, che non possiamo fare determinate scelte perché non è “normale”, che non siamo abbastanza. E se invece tutto questo non fosse altro che un’illusione? E se potessimo liberarci da questi confini autoimposti e scoprire che siamo molto più di quello che abbiamo sempre creduto?

Abbassare le barriere non significa essere vulnerabili nel senso di deboli, ma al contrario, significa essere aperti, presenti, in contatto con la propria essenza. È un atto di amore e nutrimento verso noi stessi. Quando smettiamo di nasconderci dietro le nostre elucubrazioni e iniziamo ad ascoltarci profondamente, la vita diventa più leggera, più fluida, più nostra.

Tu chiamale se vuoi… elucubrazioni. Oppure, scegli di ascoltare davvero.

E se fossi molto più potente di quanto hai mai creduto possibile?

E se la tua unicità fosse il tuo più grande dono al mondo?

Tu puoi, se vuoi.

Un abbraccio

Silvia

La responsabilità delle proprie scelte con esercizio di Mindfulness

Cosa vuol dire per te prenderti la responsabilità delle tue azioni?

È importante riconoscere che siamo noi gli artefici delle nostre scelte e che ogni decisione ha delle conseguenze. Ciò è un grande atto d’amore fatto, in primis, verso di noi. Questo atto di consapevolezza non solo ci permette di crescere, ma ci libera dal vittimismo e ci aiuta a sviluppare una maggiore fiducia in noi stessi. Ci aiuta ad allenarci per divenire sempre più integri e consapevoli in ogni istante della nostra vita.

Spesso, ci ritroviamo a prendere decisioni non dettate dal nostro vero sentire, ma da influenze esterne: aspettative familiari, pressioni sociali, paure, credenze limitanti.

Per distinguere tra una scelta autentica e una dettata da fattori esterni, è essenziale imparare ad ascoltare il nostro corpo. Ogni emozione si manifesta a livello somatico: una decisione autentica può portare un senso di espansione e leggerezza, mentre una scelta imposta genera tensione, pesantezza o disagio.

Un aspetto fondamentale della crescita personale è coltivare questa consapevolezza corporea. Quando impariamo a riconoscere i segnali del nostro corpo, possiamo prendere decisioni più allineate con il nostro benessere e il nostro percorso di vita. Questo significa anche accettare che alcune scelte richiedono coraggio e che il cammino autentico potrebbe risultare scomodo, ma senz’altro ci può condurre verso una sempre più presente una crescita reale.

Vi do ora un breve esercizio di Mindfulness per riconnettervi al vostro nucleo.

Esercizio di Mindfulness:

1. Trova un posto tranquillo e siediti comodamente.

2. Chiudi gli occhi e porta l’attenzione al respiro, senza modificarlo. Nota semplicemente il ventre che si alza e si abbassa ad ogni inspirazione e ad ogni espirazione.

3. Porta alla mente una decisione che devi prendere o che hai preso di recente.

4. Osserva cosa accade nel tuo corpo: ci sono tensioni? Senti espansione o chiusura? Il respiro è fluido o bloccato?

5. Rimani in ascolto per qualche minuto, senza giudicare ciò che emerge.

6. Quando ti senti pronto, riapri gli occhi e rifletti su ciò che hai percepito.

Prendersi la responsabilità della propria vita significa anche concedersi il tempo di ascoltarsi profondamente, di regalarsi spazi autentici di riflessione e di stare da soli con il proprio se, staccando la spina dal mondo esterno, imparando a distinguere ciò che è un vero contributo per noi, da ciò che invece ci allontana.

Con affetto e gratitudine

Silvia

Il valore di “stare”

Viviamo in un’epoca che premia il fare. Essere produttivi, raggiungere obiettivi, migliorarsi costantemente: tutto questo ha un valore, ma spesso dimentichiamo il potere profondo dello “stare”.

Stare significa concedersi il permesso di essere presenti, senza la pressione di dover cambiare qualcosa. È un atto di accettazione, un respiro consapevole che ci radica nel momento. Quando stiamo, osserviamo senza giudizio, sentiamo senza voler controllare, esistiamo senza dover dimostrare.

Nello “stare” si nasconde una forza silenziosa. È lo spazio in cui nascono intuizioni profonde, in cui il nostro corpo si rilassa e la nostra mente si apre a nuove prospettive. È nel non fare che spesso troviamo le risposte che cercavamo affannosamente nel movimento.

Pensa all’esperienza di rilassarsi in una sauna. Il calore avvolge il corpo, i pori si aprono per far scorrere fuori le tossine, i muscoli si sciolgono, il respiro rallenta. Qui, nel silenzio, ogni “devo fare” resta fuori. Non c’è nulla da risolvere, nulla da dimostrare. Solo il piacere di essere, di sentire il calore sulla pelle, di ascoltare il battito del proprio cuore. È un momento di pura presenza, di ascolto profondo.

Imparare a stare è un atto di coraggio in un mondo che ci vuole sempre in corsa. È un dono che possiamo fare a noi stessi, per ascoltarci, accoglierci e riscoprire la bellezza della nostra semplice esistenza.

Con affetto

Silvia