Cosa vuol dire per te prenderti la responsabilità delle tue azioni?
È importante riconoscere che siamo noi gli artefici delle nostre scelte e che ogni decisione ha delle conseguenze. Ciò è un grande atto d’amore fatto, in primis, verso di noi. Questo atto di consapevolezza non solo ci permette di crescere, ma ci libera dal vittimismo e ci aiuta a sviluppare una maggiore fiducia in noi stessi. Ci aiuta ad allenarci per divenire sempre più integri e consapevoli in ogni istante della nostra vita.
Spesso, ci ritroviamo a prendere decisioni non dettate dal nostro vero sentire, ma da influenze esterne: aspettative familiari, pressioni sociali, paure, credenze limitanti.
Per distinguere tra una scelta autentica e una dettata da fattori esterni, è essenziale imparare ad ascoltare il nostro corpo. Ogni emozione si manifesta a livello somatico: una decisione autentica può portare un senso di espansione e leggerezza, mentre una scelta imposta genera tensione, pesantezza o disagio.
Un aspetto fondamentale della crescita personale è coltivare questa consapevolezza corporea. Quando impariamo a riconoscere i segnali del nostro corpo, possiamo prendere decisioni più allineate con il nostro benessere e il nostro percorso di vita. Questo significa anche accettare che alcune scelte richiedono coraggio e che il cammino autentico potrebbe risultare scomodo, ma senz’altro ci può condurre verso una sempre più presente una crescita reale.
Vi do ora un breve esercizio di Mindfulness per riconnettervi al vostro nucleo.
Esercizio di Mindfulness:
1. Trova un posto tranquillo e siediti comodamente.
2. Chiudi gli occhi e porta l’attenzione al respiro, senza modificarlo. Nota semplicemente il ventre che si alza e si abbassa ad ogni inspirazione e ad ogni espirazione.
3. Porta alla mente una decisione che devi prendere o che hai preso di recente.
4. Osserva cosa accade nel tuo corpo: ci sono tensioni? Senti espansione o chiusura? Il respiro è fluido o bloccato?
5. Rimani in ascolto per qualche minuto, senza giudicare ciò che emerge.
6. Quando ti senti pronto, riapri gli occhi e rifletti su ciò che hai percepito.
Prendersi la responsabilità della propria vita significa anche concedersi il tempo di ascoltarsi profondamente, di regalarsi spazi autentici di riflessione e di stare da soli con il proprio se, staccando la spina dal mondo esterno, imparando a distinguere ciò che è un vero contributo per noi, da ciò che invece ci allontana.
Viviamo in un’epoca che premia il fare. Essere produttivi, raggiungere obiettivi, migliorarsi costantemente: tutto questo ha un valore, ma spesso dimentichiamo il potere profondo dello “stare”.
Stare significa concedersi il permesso di essere presenti, senza la pressione di dover cambiare qualcosa. È un atto di accettazione, un respiro consapevole che ci radica nel momento. Quando stiamo, osserviamo senza giudizio, sentiamo senza voler controllare, esistiamo senza dover dimostrare.
Nello “stare” si nasconde una forza silenziosa. È lo spazio in cui nascono intuizioni profonde, in cui il nostro corpo si rilassa e la nostra mente si apre a nuove prospettive. È nel non fare che spesso troviamo le risposte che cercavamo affannosamente nel movimento.
Pensa all’esperienza di rilassarsi in una sauna. Il calore avvolge il corpo, i pori si aprono per far scorrere fuori le tossine, i muscoli si sciolgono, il respiro rallenta. Qui, nel silenzio, ogni “devo fare” resta fuori. Non c’è nulla da risolvere, nulla da dimostrare. Solo il piacere di essere, di sentire il calore sulla pelle, di ascoltare il battito del proprio cuore. È un momento di pura presenza, di ascolto profondo.
Imparare a stare è un atto di coraggio in un mondo che ci vuole sempre in corsa. È un dono che possiamo fare a noi stessi, per ascoltarci, accoglierci e riscoprire la bellezza della nostra semplice esistenza.
Nel precedente post, ho parlato dell’aspetto emotivo del nutrimento e, come vi avevo già anticipato, in questo articolo parlerò di alcune regole base interessanti da prima di iniziare lo svezzamento.
Come favorire un buon rapporto con il cibo?
La prima domanda da fare a noi stesse è: sono un buon esempio alimentare? E’ in famiglia che si prendono le buone abitudini, ed è proprio per questo che vi consiglio vivamente di essere il primo buon modello alimentare per i vostri figli e vedrete che prima o dopo, anche loro seguiranno le vostre orme.
2. Meglio pianificare o lasciarsi sorprendere? Nel momento in cui vi nutrite bene e con regolarità ed il il bambino sta bene e cresce regolarmente, non preoccupatevi troppo di quello che sceglie di mangiare fuori dall’ambiente familiare(ristoranti / casa di amici / asilo). La vostra base solida di partenza in casa, verrà arricchita dall’esperienza esterna dove, una volta ogni tanto, ci si possono concedere alimenti che comunemente non si mangerebbero.
E sapete perché?
Perché se da una parte è vero che il vostro intento è creargli una più varia e completa alimentazione, dall’altra viene caricato troppo l’aspetto emotivo nella misura delle aspettative.
Questo, a lungo andare può causare stress emotivo.
3. L’importanza di un ambiente emotivo sereno
Perché è importante un ambiente il più sereno possibile? Perché anche se la mente umana è in grado di ripristinare in autonomia l’equilibrio emotivo per la serenità complessiva e creare quindi un buon legame tra l’azione del mangiare ed il nutrimento stesso (di spirito e corpo), cibarsi in un ambiente conflittuale, può creare degli ostacoli.
Ora v’invito a riflettere facendovi due domande:
Cosa c’è a livello emozionale nel vostro nutrimento?
Come mangiavate da piccole e che emozioni provavate?
4. E se il bambino non MI mangia?
Semplice, lasciate perdere.
Imporre, forzare o far mangiare il bambino con qualche trucchetto (areoplanino, trenino, cantando ecc), non fa altro che distrarlo dall’atto del mangiare e quindi, l’imprinting che si crea nella sua testa sarà di un nutrimento inconsapevole. Evitate anche di corrergli dietro pur di farlo mangiare: è faticoso per voi e frustrante per entrambi.
Il cibo si assume a tavola tutti assieme. Quando il bambino avrà fame, mangerà senza nessun trucchetto esterno, ma ascoltando con naturalezza il suo bisogno, riconoscendolo.
5. Accettate la situazione così com’è
Indipendentemente da quanto e cosa mangerà vostro figlio, fatelo sentire accolto e amato, in completa assenza di giudizio. Così facendo si creeranno dei collegamenti positivi con il nutrimento e la sua capacità di autoregolazione non verrà mai alterata.
6. Soddisfare i bisogni emotivi ed evitare il cibo come gratificazione
Un consiglio che do sempre alle mamme, è quello di evitare di soddisfare i bisogni emotivi del bambino (quando si fa un po’ di male, quando ha avuto una discussione, quando si sveglia di notte…) con il cibo (o con il seno) e non usate il cibo come gratificazione. Questo è importante per evitare di creare un collegamento con stato d’animo e nutrimento.
Vi faccio un esempio.
Se ogni volta che il bambino piange o prova tristezza, gli offrite del cioccolato, a lungo andare sentirà il bisogno di mangiare cioccolata tutte le volte che prova quella determinata emozione.
7. Chi deve scegliere cosa può mangiare il bambino?
E’ consigliabile far scegliere sempre al bambino cosa mangiare, se mangiare ed infine proporgli 2 pietanze tra cui scegliere.
Date sempre delle alternative al bambino qualsiasi età abbia: patata schiacciata con vicino carotine bollite da poter prendere e sperimentare con le mani, o se più grandino: vuoi la pasta con il ragù o con il pesto?
E se fuori casa desidera mangiare un gelato al cioccolato per merenda, o una brioches mentre voi sorseggiate un caffè in serenità al bar, o patatine ad un compleanno, permetteteglielo.
Seguendo una buona linea alimentare in casa, non sarà lo sgarro a creare disequilibrio.
8. Novita’ in tavola?
La mia risposta è assolutamente SI ma ad una condizione:
le nuove pietanze, dovete tenerle per voi e se sono buone comunicarlo ad alta voce con espressività, ma aspettate che sia il bambino a chiederle. Non proponeteglieli neppure per un assaggio, senza la loro richiesta.
Frutta e verdura fresca? Si! Sempre!
Tenete sempre a portata di mano pezzettini di verdura e frutta fresca o di frutta secca e fategli vedere che le sgranocchiate. Quando sarà pronto, ve le chiederà.
9. Che bello mangiare da solo!
Lasciate che mangino il più possibile da soli e lasciate che, nei primi anni, tocchino il cibo con le mani e che lo annusino, lo spalmino, lo vivano!
10. Che bello cucinare con mamma!
Coinvolgeteli nella preparazione dei cibi e divertitevi a creare delle composizioni grafiche, ponendo l’attenzione esclusivamente sull’esperienza non sul prodotto finito. Ciò creerà un buon collegamento di base con il cibo e vedrete che soddisfazione avrà il vostro bambino nel lavorare il suo impasto della pizza, farcirlo e vederlo trasformare in cottura per poi mangiarlo. I suoi occhietti s’illumineranno di felicità.
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, che hanno l’obiettivo di sensibilizzarvi e di tranquillizzarvi su tutto ciò che gira attorno ad un semplice “cucchiaino ricco di pappa da mangiare”.
Spero vivamente che questi consigli siano stati utili anche per voi.
Per qualsiasi chiarimento, confronto, o aiuto, sono a disposizione per creare un percorso di accompagnamento adatto alle vostre esigenze.
Cos’è il nutrimento per il bambino? E perché le mamme talvolta lo vivono con ansia?
Generalmente, quando sentiamo parlare di nutrimento, pensiamo solamente al cibo ed all’atto meccanico del mangiare, senza tenere conto di tutta la sfera emotiva che esso rappresenta.
L’educazione al cibo ha bisogno di tempo e pazienza, come ogni buon rapporto di amicizia.
Il ruolo dell’adulto è di fondamentale importanza, per alimentare il più possibile la curiosità nel bambino, affinché s’instauri un buon legame con il cibo ed il nutrimento sotto ogni aspetto.
Il nutrimento è prima di tutto esperienza, e come tale passa dapprima dal corpo a livello visivo, tattile, uditivo, olfattivo e gustativo alimentando contemporaneamente la parte emotiva.
Quanto più la parte emotiva e sensoriale sono soddisfatte, tanto più il processo sembrerà naturale.
Come fare in modo che questo accada? Che funzione hanno l’ascolto di se stesse e la propria esperienza?
Ci vuole attenzione, cura da parte dell’adulto, per alimentare il più possibile la curiosità nel bambino affinché s’instauri un buon legame con l’azione del mangiare.
Si, perché nel momento in cui comincia lo svezzamento, è utile parlare di esperienza sensoriale. In quel momento il bambino è molto più interessato a sperimentare e sviluppare tutti i sensi, piuttosto che soddisfare una sensazione di fame.
E’ qui che entrano in gioco le preoccupazioni dei genitori. Quante volte ho sentito i miei genitori: ”Silvia, aiutami tu .. il mio bambino non MI mangia!”
Piccola considerazione: tutti i bambini sono diversi e dopo i primi 6 mesi di vita l’interesse per la sperimentazione è molto forte.
Quindi non demoralizzatevi se il bambino passa da un mega super interesse iniziale per il cibo, ad un rifiuto totale e desiderio di ritornare al seno o al biberon: è tutto normale. Ha soddisfatto il tatto, l’olfatto, la vista, ed il gusto ed ora vuole tornare alle origini per ritrovare quella sicurezza che lo fa sentire tanto bene.
Ma sarà solamente un passaggio … voi continuate a metterlo a tavola con voi ed a servire nel vostro piatto, pietanze invitanti all’occhio, con il permesso di farlo esplorare con le mani, vedrete che giorno dopo giorno, la sua curiosità ritornerà ed in men che non si dica, vi ritroverete un piccolo lupetto desideroso di riempire il pancino oltre che sperimentare.
Nel prossimo articolo, scriverò un piccolo vademecum da tenere in considerazione, prima di cominciare lo svezzamento.
Seguitemi!
Per qualsiasi chiarimento, confronto, o aiuto, non esitare a contattarmi. Sarò felice di aiutarti in questo percorso.
Ti capita mai di parlare con qualcuno senza che l’altro capisca ciò che vuoi dirgli? O, peggio ancora, riscrive a modo suo le cose che ha sentito da te?
Ovviamente questo dipende dal fatto che ognuno di noi è diverso ed interpreta ciò che vive e sente in modo soggettivo, facendo emergere il proprio vissuto.
Proprio qualche giorno fa mi è capitato di essere in fila al supermercato e una signora dietro di me, sbuffando dice:”Uff! Mamma mia che fila! Sono stufa di aspettare! Beato chi riesce a prendersela con calma come se nulla fosse!”
Io, dalla mia configurazione, ho scelto di vivere la situazione dell’attesa in modo costruttivo, leggendo articoli interessanti o ascoltando dei brani che avrei dovuto cantare quella stessa sera.
Cosa notate in questo?
La situazione è la medesima, ma il modo di viverla che è completamente diverso: nel primo caso, la signora subiva con impazienza la sua esperienza, vivendola come noiosa e inutile; nel mio caso invece, ho trovato un modo per rendere quell’esperienza utile e costruttiva.
Questo c’insegna che il benessere di ognuno di noi deve dipendere da una configurazione interna e non da qualcosa di esterno, perché solo così si potrà cambiare le sorti della propria giornata, qualsiasi cosa accada.
Se nel mio caso avessi deciso di dare la responsabilità del mio benessere, all’impazienza e la noia vissuta per avere davanti a me 7 – 8 persone al supermercato con spese esagerate, avrei vissuto per tutto il tempo arrabbiata e frustrata e, una volta rimontata in macchina per rientrare in casa, me la sarei presa con i miei figli perché nel giocare facevano rumore, o con mio marito per averlo trovato in relax sul divano a godersi un libro.
Invece non è successo nulla di tutto questo, anzi … ero felice di aver potuto sfruttare quel tempo al meglio!
Se anche tu hai bisogno di coltivare degli strumenti vincenti dentro di te, per riuscire ad uscire dalla tua configurazione inibitoria, dove vedi “tutto nero”, scrivimi!!
Troverai i miei riferimenti nella sezione contatti.
Sarò felice di poterti aiutare e trovare un percorso adatto alle tue esigenze.
Questa mattina, come tutte le mattine, mi sono svegliata presto e sono uscita a fare una camminata. Sentire il fisico che risponde con destrezza ai passi veloci, il respiro libero e profondo, l’aria fresca sulla pelle, i suoni della natura che solo alle 5 del mattino puoi percepire, sono tutti valori aggiunti alla felicità che provo nel vivere questa esperienza.
Ogni tanto cambio giro o orario per scoprire altre micro sfaccettature nelle mie uscite, così da mantenere la stessa abitudine ma con qualche variabile 😊
Mi piace un sacco vivere quest’esperienza, sia da sola che in compagnia e la cerco tutti i giorni.
Oggi la variabile me l’ha data il tempo: pioveva moltissimo e nonostante questo sono uscita lo stesso. Non m’importava del fatto che piovesse! Mi sono messa un k way e sono uscita per il mio consueto giro, allungandolo un pochino vista la maggiore disponibilità di tempo 😊
Quando capita che per cause di forza maggiore, non riesco ad andare a camminare prima di iniziare le mie attività giornaliere, ovviamente mi dispiace, ma decido sempre e comunque di rimanere in una configurazione mentale che mi dà gioia e serenità.
Il benessere di ognuno di noi deve dipendere da una configurazione propria interna, non da qualcosa di esterno, perché solo così potrai cambiare le sorti della tua giornata, qualsiasi cosa accada.
Amo l’idea di poter condividere il modo per raggiungere questo benessere interno ed è il motivo per cui t’invito a scrivermi per ottenere maggiori informazioni.
Troverai i miei riferimenti nella sezione contatti.
Sarò felice di poterti aiutare e trovare un percorso adatto alle tue esigenze.