Essere, non essere o apparire?

Essere o non essere?

Così citava Shakespeare nel lontano Seicento, nella sua opera forse più celebre, Amleto.

Una domanda esistenziale, cruda, universale.

Una domanda che mi è esplosa dentro come un piccolo Big Bang, una mattina, guardandomi allo specchio e non sapendo se stavo cercando il mio riflesso… o il giudizio altrui.

Ma oggi, in un mondo fatto di stories, filtri e aspettative…

la vera domanda forse è:

essere, non essere o apparire?

Attenzione: non che prima non esistesse la realtà dell’apparenza.Anche in passato il mondo era pieno di maschere.

Il “vestito bello della domenica” per andare in chiesa, per poi bestemmiare appena passato l’angolo.

Ma oggi è diverso.

Viviamo in un tempo in cui ti fanno credere che mostrarsi sia più importante che essere.

In cui ci si perde facilmente tra ciò che si sente, ciò che si dovrebbe sentire… e ciò che secondo gli altri si deve mostrare all’esterno.

Questa non è libertà.

È una prigione invisibile, travestita da approvazione.

Una gabbia elegante costruita col bisogno di riconoscimento, di conferme esterne.

Ciò che siamo finisce in fondo alla classifica.

Schiacciato sotto il bisogno di apparire, di essere visti, riconosciuti, etichettati come “abbastanza”.

Il “non essere” è spesso una scelta inconsapevole. Ci si adatta per paura di essere rifiutati. Per non perdere qualcuno. Per sentirsi accettati.

È la rinuncia a te stesso per diventare quello che serve, quello che gli altri vogliono.

Ma vivere senza brillare, in una costante insoddisfazione, con una frustrazione che si insinua ovunque…si chiama sopravvivere.

Soccombere agli eventi.

E l’apparire?

Più ti identifichi con l’immagine, più ti allontani da chi sei.

Ti perdi.

Chi sei senza quell’apparenza?

Qual è la tua vera essenza?

Essere è un atto rivoluzionario. È scegliere te stessə anche quando il mondo vorrebbe che fossi altro. Ed è qui che risiede la vera potenza.

Perché l’essere autentico emana vibrazioni di gioia e crescita,chiama energia, felicità, gloria.

Essere è potere autentico.

Apparire invece emana insicurezza, vuoto, stallo, timore, dipendenza.

Ora chiediti:

“Chi sono io quando nessuno mi guarda?”

“Chi sarei senza la voce di mia madre, del mio ex, del mio capo, degli altri… nella mia testa?”

✨ Sii te stesso. E crea la tua realtà partendo da qui, dove comincia la tua libertà.

Con affetto

Silvia

E se qualcosa ti risuona e non sai da che parte cominciare, ti aspetto in studio per ripartire a vivere da chi sei.

Il vuoto come opportunità

Quante volte hai vissuto un momento di vuoto e percepito quel senso di smarrimento, di rumore assordante, dove tutto sembra fermarsi, senza nessuna direzione chiara, dove tutto sembra impossibile, dove cerchi incessantemente risposte ai perché che puntualmente non arrivano?

E se invece cominciassi a percepire quel vuoto come un’opportunità?

In Access Consciousness diciamo spesso che ogni volta che lasci andare qualcosa – un’identità, una relazione, un ruolo, una convinzione – si crea spazio.

Uno spazio che il tuo mondo, la tua mente, il tuo corpo, non sempre sanno subito come abitare.

E cosa accade?

Accade che puntualmente, cerchiamo di riempire quel vuoto il più in fretta possibile, con pensieri assillanti, cibo, droghe, giudizi, distrazioni, conclusioni, punti di vista limitanti, perché ci spaventa e non lo vogliamo vedere né sentire.

“Cosa ho sbagliato?” “Ma perché a me?” “Cosa c’è che non va?” “E se avessi detto/fatto diversamente, cosa sarebbe accaduto?”

E se invece quel vuoto fosse semplicemente spazio per Te? Uno Spazio per scoprire chi sei ora dove lasciare emergere qualcosa di totalmente nuovo?

Spazio per ricevere. Spazio per essere

🌌 Quale possibilità si sta aprendo per te che non hai ancora considerato?

✨ Quanta bellezza può emergere quando smetti di riempire tutto con il conosciuto?

Il vuoto non è una fine, una mancanza o un errore. il vuoto è una soglia da varcare per donarti nuovi aspetti di te che ancora non avevi considerato.

È una porta che divide ciò che eri da ciò che potresti essere.

So che a volte può fa paura, perché non vedi ancora nulla da afferrare. Nessuna definizione. Nessun controllo. Solo ignoto. Ma è proprio in questo ignoto che albergano infinite possibilità.

E se iniziassi a onorare quei momenti di vuoto come momenti sacri?

Come il respiro prima del salto.

E se fosse ora il momento per donarti quell’esplorazione che tu ed il tuo corpo volete così ardentemente per riallinearvi alla vostra immensa grandezza?

🎧 Vuoi esplorare questo spazio con maggiore leggerezza e chiarezza?

Prenota una sessione individuale con me nel mio studio “Benessere e Relax – Il Massaggio di Silvia”.

Ti accompagno con strumenti potenti mirati e dedicati, per ritrovare presenza, spazio interiore e possibilità.

Con gratitudine

Silvia

Pronto? Ci sei? Sentire vs ascoltare

Fai una domanda e poi? Ascolti davvero la risposta?”

Hai mai notato che la maggior parte delle persone ti fa domande, ma non ascolta realmente la risposta? La sente si, ma tra “sentire” ed “ascoltare” c’è un abisso.

Ogni tanto verrebbe da pensare di essere circondati da persone che vivono di automatismi, da disinteressati.

Ma la verità è forse ancora più sottile: le persone non sono davvero presenti, e quindi non sono nemmeno davvero interessate a sentire la tua risposta.

Quante volte ti è successo?

Ti chiedono “Come stai?” e mentre inizi a rispondere, l’altro guarda il telefono, cambia argomento o inizia a parlarti di sé. Ti lascia con quella sensazione fastidiosa: perché chiedere, se poi non ascolti?

Perché facciamo domande senza ascoltare?

Nel nostro mondo frenetico, fare domande è diventato un gesto automatico.

È una forma di cortesia, un’abitudine. Ma ascoltare… ascoltare richiede tempo, presenza, attenzione.

E questo spesso manca.

E non manca solo verso gli altri, ma anche verso se stessi: meglio silenziare il proprio sentire e credere che così facendo, si possa evitare di soffrire, piuttosto che riconoscere dove meritiamo più amore ed attenzione.

Spesso le persone sono distratte, stanche, sovraccariche di stimoli. Fanno la domanda giusta per educazione, ma sono già con la mente altrove. Non perché siano cattive. Perché sono scollegate da sé stesse. E quando non siamo connessi a noi, difficilmente possiamo esserlo con gli altri.

Quando non veniamo ascoltati, ci sentiamo invisibili non visti, non accolti e questo, giorno dopo giorno, erode le relazioni, abbassa la fiducia, crea distanza. Ci si chiude, si smette di condividere. Si smette di fidarsi.

Eppure, tutti noi desideriamo essere ascoltati. Tutti vogliamo essere capiti, anche solo un po’ ma, di contro, la paura di scoprirci ed ascoltarci, ci avvicina di più a situazioni mediocri e superficiali.

L’ascolto vero è una rivoluzione silenziosa, rara. È una forma d’amore oltre che una forma di presenza profonda.

Ascoltare davvero significa guardare negli occhi. Fare silenzio dentro di sé. Non interrompere, ascoltare per capire non solo per rispondere, evitare di fare deduzioni o proiezioni sull’altro. Esserci, semplicemente senza voler “aggiustare” l’altro.

L’ascolto attivo è questo: presenza, empatia, accoglienza.

Detto questo, cosa possiamo fare per migliorare questo aspetto di noi? 

Possiamo essere quella persona che ascolta davvero. Quella che, quando chiede “Come stai?”, si ferma. Respira. Ascolta.

Ascoltare è un atto piccolo, ma potente. Porta guarigione. Crea connessione. Fa sentire l’altro importante, visto, vivo, accolto, protetto.

La prossima volta che fai una domanda, fermati un istante. Lascia il telefono. Respira. Guarda la persona che hai di fronte, dritta negli occhi, osserva le sue espressioni, il tono di voce, come si muove e tutto ciò che va oltre le parole.

Potresti essere l’unica persona che oggi, l’ha ascoltata davvero.

E tu? Ti senti ascoltato/a?

Un abbraccio sincero

Silvia

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