Il vuoto che resta: quando l’amore se ne va, ma continua a parlare

Foto by Luca D.

Quel pezzo che sembra mancare.

Quel vuoto che dà vertigini.

Quello spazio che, più lo ascolti, più sembra bramare di essere colmato.

Come si fa a smettere di volerlo riempire?

Come si fa a smettere di sentire quella sensazione costante di mancanza?

Quel desiderio incessante di riavere una presenza, un’energia…

Come si fa a smettere di sognare il mare con lei – lei che era così piena di vita?

È iniziata così, qualche giorno fa, una consulenza con un giovane uomo sulla trentina.

Circa sei mesi fa ha deciso di chiudere una storia d’amore per lui molto significativa, ma altrettanto “stretta”.

Racconta di lei come se fosse ancora presente, al suo fianco. “..sai, ogni tanto la incontro ancora .. per strada, al supermercato … non credevo fosse possibile lasciare una persona così piena di meraviglia, per la paura di ricevere troppa luce”

Le sue parole erano un misto di nostalgia, senso di colpa, e confusione.

Non c’era solo l’assenza dell’altra persona, ma anche il vuoto che quella relazione aveva mascherato.

E adesso quel vuoto chiedeva attenzione.

Non più come una ferita da medicare… ma come una porta che si apre verso sé stessi.

E se fosse spazio e non una mancanza?

Quando sentiamo il vuoto, siamo tentati di riempirlo subito per non sentirlo: con nuovi legami, vecchie abitudini, pensieri ricorrenti. Ma cosa succederebbe se, per una volta, lo guardassimo diversamente?

💭 Cosa posso ricevere da questa mancanza, che non ho mai considerato prima?

💭 Quale consapevolezza si sta facendo spazio in me?

Il corpo sente, ricorda e spesso cerca ancora quel contatto, quella voce, quello sguardo, quell’odore.

Può essere d’aiuto prendersi un momento, ogni giorno, per respirare dentro a quel vuoto, ascoltarlo senza cercare di cambiarlo né giudicarlo, chiedendosi semplicemente:

“Cos’altro è possibile qui, che non ho ancora scelto né considerato?”

“Cosa posso essere per me, che credevo solo l’altro potesse darmi?”

Può bastare questo per iniziare a cambiare prospettiva.

Non per fuggire dalla malinconia, ma per accoglierla come un’eco, non come una condanna.

Quante volte confondiamo la mancanza dell’altro con la mancanza di una parte di noi?

Quante volte il vuoto che sentiamo è in realtà un invito ad abitare spazi interiori che prima avevamo affidato a qualcun altro?

Non sempre il vuoto chiede di essere colmato.

A volte chiede solo di essere ascoltato, perché, proprio lì, in quello spazio sospeso, potremmo ritrovare la nostra vera voce.

E se quel mare che continuiamo a sognare… non fosse altro che il riflesso del nostro desiderio di ritornare a casa, dentro di noi?

Se senti di voler parlare del tuo vuoto, ti aspetto in studio o online, per accompagnarti con strumenti di ascolto profondo e trattamenti pensati per riportarti al centro di TE

Con affetto

Silvia